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Tor Sapienza, trasferiti gli immigrati dal centro di accoglienza dopo le proteste dei residenti

Tor Sapienza, trasferiti gli immigrati dal centro di accoglienza dopo le proteste dei residenti

«Bene, adesso saranno contenti, no? I ragazzi sono stati portati via e le strade saranno più tranquille…». Gabriella Errico ironizza rassegnata. Poco prima la presidente della cooperativa «Un Sorriso» è stata quasi aggredita davanti al centro d’accoglienza di viale Giorgio Morandi. L’ultimo atto di violenza in un quartiere che, per ora, ha vinto la sua battaglia: 36 rifugiati minorenni, più nove minori italiani, sono stati trasferiti ieri pomeriggio da Tor Sapienza su ordine di Comune e Prefettura dopo due notti di scontri e un’altra di forte tensione.

Obbligo di «protezione»

Oggi il programma prevede che una quarantina di maggiorenni segua la stessa sorte. La loro destinazione sono alcuni centri d’accoglienza in periferia e in provincia. Uno sarebbe quello di Castelnuovo di Porto, sulla Tiberina. La pressione dei comitati dei residenti, che mercoledì avevano incontrato il sindaco Ignazio Marino, ha dato i suoi frutti: il Campidoglio aveva avuto una settimana di tempo per sgomberare i rifugiati. Sono bastate poche ore. «La struttura è stata gravemente danneggiata e al momento in molti suoi spazi è inagibile. Nei confronti dei minori Roma Capitale ha degli obblighi di legge nazionali e internazionali di tutela e protezione», spiegano dal Comune.

Rifiutato un caffè un immigrato

Ma ad accelerare il trasferimento, sotto scorta di polizia e carabinieri, sarebbe stata anche la scaramuccia scoppiata ieri mattina dopo che un ragazzo africano si è visto rifiutare un caffè nel bar del quartiere. Poco dopo gli stessi baristi gli hanno portato la tazzina davanti al centro d’accoglienza. Per i residenti un gesto distensivo, per i rifugiati una trappola per l’ennesimo agguato. E per qualche attimo si è temuto di nuovo il peggio con lanci di bottiglie contro i rifugiati.
In meno di due ore – su un pullmino bianco con i vetri oscurati e qualche auto privata – i minorenni hanno lasciato viale Morandi nel silenzio generale.

Paura del «contagio»

Una prima conclusione della vicenda che potrebbe tuttavia accreditare nuove proteste in altri quartieri romani dove ci sono situazioni anche peggiori. «Qui hanno già detto che il prossimo palazzo da attaccare sarà quello di via Collatina», confermano i volontari del centro. Un edificio enorme, occupato da anni da rifugiati africani che ci vivono in condizioni disperate. Nel pomeriggio la direttrice Errico ha organizzato un’assemblea con chi è rimasto. Le porte del pianterreno sono ancora protette dalle barricate, i muri sono pieni di buchi, le vetrate rotte. «Ve la sentite di restare ancora?», ha chiesto agli ospiti e agli operatori. Qualcuno ha proposto di allearsi con i Movimenti di lotta per la casa.

«Chi paga è il più debole»

«È chiaro che se usciamo, chi ci attacca occuperà subito il palazzo. L’hanno sempre detto», assicurano dalla cooperativa. I raid, con tentativi di irruzione e di bruciare tutto, potrebbero coinvolgere ora altri stranieri che vivono a Tor Sapienza. La rabbia non si placa e i toni sono quelli di sempre: «Non siamo razzisti, siamo solo stanchi. Non avremo vinto finché non se ne saranno andati via tutti».
Per questo la polizia ha l’ordine di non muoversi. Anche perché oggi è previsto l’arrivo a Tor Sapienza dell’eurodeputato leghista Mario Borghezio e forse nei prossimi giorni anche del leader Matteo Salvini. Ieri sera gli abitanti hanno incontrato la presidente di Fdi-An Giorgia Meloni. E il Comitato di quartiere cerca adesso di smorzare i toni: «Il trasferimento dei ragazzi è una sconfitta dei cittadini, grazie alla politica: chi paga è il più debole, sia i cittadini sia gli immigrati».