Riforma del Lavoro, votato l’emendamento del Governo: “Reintegro solo per licenziamenti disciplinari”. Caos sulla legge di Stabilità
Il diritto al reintegro nel posto di lavoro sarà limitato ai licenziamenti nulli e discriminatori e «a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato». Lo prevede l’emendamento che il governo ha presentato in Commissione Lavoro alla Camera martedì e che è stato approvato in serata: Movimento 5 Stelle, Sel, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega hanno votato no e subito dopo hanno abbandonato i lavori in segno di protesta. Partito democratico ed Ncd si sono detti, invece, soddisfatti.
Cosa prevede
Per i licenziamenti economici viene esclusa la possibilità del reintegro nel posto di lavoro prevedendo, invece, «un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio». Per l’impugnazione del licenziamento, prevede sempre l’emendamento del governo, verranno previsti «tempi certi». Tutti i deputati delle opposizioni (Movimento 5 Stelle, Forza Italia, sel, Fratelli d’Italia e Lega) della commissione hanno votato contro e hanno abbandonato l’aula per protesta.
Renzi: «Non toglie diritti, ma alibi»
«Quando la cortina fumogena del dibattito ideologico si abbasserà, vedrete che in molti guarderanno al Jobs Act per quello che è: un provvedimento che non toglie diritti, ma toglie solo alibi. Toglie alibi ai sindacati, toglie alibi alle imprese, toglie alibi ai politici», ha commentato il premier Matteo Renzi in serata. «Se riusciremo a spostare attenzione dall’austerità alla crescita, cambiando il paradigma economico dominante di questi anni di crisi, la ricaduta sulla vita delle persone in posti di lavoro e capacità di spesa sarà evidente. Qualcosa piano piano si sta muovendo»: dal 2007 al 2013 «l’Italia ha perso poco meno di un mln di posti. Negli ultimi sei mesi abbiamo recuperato poco più di 150mila. Ancora poco. Ma è un primo segno di inversione di tendenza che va incoraggiato innanzitutto attraverso le riforme».
Stabilità, gli emendamenti della minoranza Dem
Trovata la mediazione sul Jobs act, si riaccende però intanto lo scontro nel Pd sulla legge di Stabilità. Non solo. Dopo Cgil e Cisl, anche la Uil proclama lo sciopero generale chiedendo alle altre due confederazioni di stabilire la data dell’agitazione. La minoranza dem ha presentato, infatti, otto emendamenti al testo e la mossa non è stata affatto gradita dalla segreteria. «È davvero incredibile», ha commentato Ernesto Carbone. «Altro che metodo democratico, altro che confronto interno. A parole si dice di volere il bene della casa comune, nei fatti ci si comporta come se non se ne facesse parte».
Caos sulla legge di Stabilità
«Proposte con le quali “dichiariamo guerra a povertà a precarietà”: così Stefano Fassina ha presentato gli emendamenti della minoranza: ne fanno parte anche il bonus degli 80 euro, quello bebè ai più poveri e misure per la messa in sicurezza del territorio, per il Mezzogiorno e per il contrasto alla precarietà. «Sulla legge di stabilità non è questione di sfiduciare il governo, perché sennò va a casa. È questione di chiedere rispetto per le nostre proposte. Per ora abbiamo fatto la domanda, risposte non ne sono venute, che fosse un indizio…» ha sottolineato il deputato Pd Pippo Civati. «Voterò contro il Jobs Act, la mediazione che stanno trovando è una montagna che partorisce nemmeno un topolino, un mostriciattolo, non so come sia possibile», ha anche aggiunto Civati soffermandosi, con i cronisti, sulla riforma del lavoro.
Renzi: «Stabilità restituisce fiducia e riduce tasse»
Ma Renzi, dalla sua E-News, tuona: «La legge di stabilità 2015 – la vecchia finanziaria – si sta occupando esattamente di restituire fiducia. Si riducono le tasse in modo stabile e strutturato, a partire dalla stabilizzazione degli 80 euro e dalla riduzione delle imposte per chi crea lavoro». Secondo il premier, è questione di poco: «La approveremo definitivamente nelle prossime settimane ma quello che deve essere chiaro fin da adesso è che dal 2015 sarà più facile assumere e più conveniente dal punto di vista economico».
Alfano: vicinissimi all’accordo
«Ho sentito Sacconi questa notte e mi sembra che siamo vicinissimi all’accordo, per cui credo che ci siamo». Lo ha affermato il ministro dell’Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, intervistato ad Agorà, sulla riforma del mercato del lavoro, in discussione alla Camera. Nervosismo dunque rientrato, dopo che il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, aveva minacciato un “contenzioso” nella maggioranza.
Sacconi: soddisfatti per accordo rispettato
«Siamo soddisfatti. Il governo ha indicato correttamente la formulazione concordata che esplicitamente individua nell’«”indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio” la sanzione ordinaria del licenziamento illegittimo tanto economico quanto disciplinare, con la sola eccezione per quest’ultimo di specifiche fattispecie». Lo dichiara in una nota il capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi. «Vi è l’intesa che dovranno essere disegnate in modo così circoscritto e certo da non consentire discrezionalità alcuna al magistrato, in modo che i datori di lavoro abbiano quella prevedibilità dell’applicazione della norma che li può incoraggiare ad utilizzare i contratti a tempo indeterminato. Ora dobbiamo fare presto».
Anche la Uil aderisce a sciopero generale
Intanto, dopo la Cisl anche la Uil proclama lo sciopero generale del pubblico impiego dopo l’esito negativo dell’incontro di lunedì a Palazzo Chigi.«Coerentemente con il percorso messo in atto in questi mesi e avendo esperito tutti i tentativi per ottenere risultati concreti, a questo punto, la Uil -si legge nella nota- dichiara lo sciopero generale e proporrà, già domattina (mercoledì, ndr), a Cgil e Cisl l’individuazione di una data e di modalità comuni per l’attuazione della mobilitazione ormai non più rinviabile». È probabile la convergenza sul prossimo 5 dicembre.
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