Ferguson, ancora una notte di scontri: spari contro gli agenti, arrestati 44 manifestanti
La rabbia in Missouri non si è placata. I manifestanti sono tornati nelle strade di Ferguson ieri contro la decisione del Grand jury di non incriminare il poliziotto Darren Wilson, l’agente di polizia che lo scorso 9 agosto ha ucciso il 18enne disarmato, Michael Brown, afroamericano. Nella sua prima intervista dopo il verdetto, Wilson poi non contribuisce a calmare le cose: “Mi dispiace molto, per la perdita di una vita, ma ho fatto semplicemente il mio lavoro”, per aggiungere altri particolari: ” Ho cercato di afferrare il suo braccio, mi sono reso contro della forza che aveva. Mi sembrava Hulk”. E l’America trema.
A St. Louis centinaia di membri della Guardia nazionale di Stato sono stati chiamati ad assistere la polizia, ma non bastano. Anche se le proteste sono meno caotiche e distruttive rispetto a quelle di lunedì, scoppiate dopo l’annuncio della decisione, le forze dell’ordine hanno usato ancora gas lacrimogeni e spray al pepe. Due agenti dell’Fbi sono rimasti feriti in una casa nella contea di St.Louis, a pochi chilometri di distanza da Ferguson, ma non è chiaro se l’attacco sia collegato alle proteste. Nessuno dei due agenti, che avevano risposto a una chiamata perché un uomo si era barricato nell’abitazione, è in pericolo di vita.
Un’auto della polizia è stata data alle fiamme e i vetri del municipio rotti. Il governatore del Missouri, Jay Nixon, ha più che triplicato il numero dei soldati inviati a Ferguson, da 700 unità a 2.200. Le immagini dall’alto della periferia di St. Louis mostrano le macerie causate da una decisione che in troppi considerano ingiusta. Sulla strada dove è stato ucciso Brown ci sono fiori, tanti, e una grande scritta, Hands up don’t shoot. Mani in alto non sparare.
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