Tangenti Expo, la Cupola patteggia: Nessuno andrà in prigione. Condannato a 3 anni Greganti e a 3 anni e 4 mesi a Frigerio
La notizia di una cupola bipartisan che si spartiva gli appalti di Expo 2015 aveva fatto rumore. Così tanto da far commentare all’ex pm di Mani Pulite, Gherardo Colombo, che dopo 22 anni da Tangentopoli, nulla era cambiato. E anche il Financial Times aveva parlato, lo scorso 8 maggio, del nuovo scandalo sulla corruzione italiana “con analogie con quello che aveva abbattuto il potere politico italiano nei primi anni ’90”. L’allarme aveva anche dato uno sprint alla nomina dell’ex pm anti camorra Raffaele Cantone alla guida dell’Anticorruzione. Senza contare i protocolli di intesa firmati per contrastare i reati contro la pubblica amministrazione alla stregua di quelli mafiosi. Tanto rumore per nulla a leggere la sentenza di patteggiamento con cui sei dei sette protagonisti dell’inchiesta hanno chiuso il loro conto con la giustizia davanti al giudice per l’udienza preliminare di Milano Ambrogio Moccia.
I personaggi di quel sistema di spartizione di appalti, quella “cupola” di corrotti e corruttori sempre a caccia di protezioni e nomine a poltrone ambite andranno di fatto a casa con pene che più o meno superano a stento i 3 anni. Che quindi permetteranno a chi non è ancora del tutto libero, perché agli arresti domiciliari, di accedere in via direttissima alle misure alternative: affidamento ai servizi sociali, per esempio, semilibertà o detenzione domiciliare e naturalmente libertà anticipata.
Primo Greganti, l’ex cassiere di Pci e Pds, ha patteggiato 3 anni e ha offerto 10mila euro di risarcimento. Il compagno G è ai domiciliari per motivi di salute dall’8 agosto e, come era già avvenuto ai tempi di Tangentopoli (condanna a 3 anni patteggiata per finanziamento illecito), non ha fatto i nomi di politici di cui chiacchierava al telefono mentre era intercettato. Anche un’altra conoscenza della magistratura italiana l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio (ai domiciliari dal 22 settembre) ha potuto patteggiare: 3 anni e 4 mesi. Nessun risarcimento è stato offerto da parte del personaggio che spendeva tra gli altri anche il nome di Silvio Berlusconi con l’imprenditore veneto Enrico Maltauro. Quest’ultimo filmato dagli uomini della Guardia di Finanza mentre consegnava una mazzetta a Sergio Cattozzo.
Il costruttore, in verità l’unico che ha fornito una qualche collaborazione è tornato (per questo) in libertà il 30 settembre e ha patteggiato 2 anni e 10 mesi, mentre l’ex esponente ligure dell’Udc-Ncd Sergio Cattozzo, ai domiciliari dal 22 settembre, ha patteggiato 3 anni e 2 mesi. Anche l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo, ai domiciliari, sconterà meno di tre anni patteggiando 2 anni e 8 mesi e risarcirà 50mila euro. Solo cinque mesi fa il Tribunale del Riesame gli aveva negato la libertà scrivendo nelle motivazioni che poteva ancora “manipolare appalti” e che nel corso delle indagini aveva “dato prova di sapersi defilare e di evitare di essere direttamente intercettato”. L’ex manager di Expo Angelo Paris, tornato libero dal 16 ottobre, ha patteggiato 2 anni, 6 mesi e 20 giorni ed è previsto un risarcimento alla stessa Expo 2015 spa di 100 mila euro, di cui 70-80 mila già versati. Affronterà il processo, infine, uno solo degli arrestati l’8 maggio scorso, l’ex dg di Ilspa Antonio Rognoni tornato libero dal 4 ottobre. Per lui il dibattimento si aprirà il prossimo 2 dicembre davanti al Tribunale.
Ai tempi in cui corruzione e concussione si travestono anche da raccomandazioni o consulenze, esercizio di potere su nomine o avanzamenti di carriera, la politica, a differenza di quanto avvenne durante Tangentopoli e quanto prevedeva il Financial Time, resta fuori. La politica dei grandi nomi non è entrata nell’indagine, nessuno è stato indagato né tantomeno gli è stato chiesto di rendere conto di qualcosa. La cupola è ancora tutta lì.
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