Loris, il piccolo da tempo subiva violenze. La madre interrogata per ore
Colpi di teatro a ripetizione, in questa brutta storia di Loris Andrea Stival. La giornata si apre con il ritrovamento in strada, davanti alla scuola del bimbo, e sotto l’occhio di una telecamera, di un paio di mutandine blu che potrebbero essere quelle sue o forse no. Era già un capitolo da chiarire: Loris portava un tipo preciso di mutandine quando è uscito al mattino, ma quando l’hanno trovato non le aveva più e per di più aveva i pantaloni slacciati. Segno che qualcuno l’aveva spogliato e poi rivestito malamente. Ora che spuntano nel centro del paese, ed è successo nella notte perché lunedì le mutandine lì non c’erano di sicuro, sembra la trama di un telefilm, con l’assassino che sfida gli investigatori.
La mamma interrogata
Ma la giornata si chiude a sorpresa con la convocazione della mamma di Loris in questura, a Ragusa, per «accertamenti urgenti».
La fanno sfilare davanti alle telecamere ormai appostate in permanenza in strada, lei, la giovane fragile minuscola Veronica e davvero non sembra la stessa donna che un’ora prima era andata al canalone dove è stato trovato il cadavere del figlio per portare un fiore. Gli inquirenti hanno deciso che Veronica Stival andava interrogata con urgenza perché alcune incongruenze andavano chiarite presto. Subito, anzi. Le mutandine sono quelle del figlio o no? Riconosce o no quella scritta, «Cool skater boy» e il disegnino di un cucciolo di lupo? Già, perché un conto è la folle mossa di un mitomane che cerca d’inserirsi in un’inchiesta, altro se il pedofilo omicida ha deciso di disfarsi del suo macabro «souvenir» e l’ha fatto nel modo più eclatante possibile. Ci vorranno due ore, ma sembra che la mamma non abbia riconosciuto l’indumento.
La corsa contro il tempo
Non hanno più tempo da perdere, il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota. «Statisticamente parlando – spiegava ieri il procuratore – per questo genere di delitti il tempo d’individuazione dell’autore va dalle 72 alle 96 ore, dopo di che il tempo si dilata in modo consistente. Se si arriva all’individuazione di un elemento indiziario sufficientemente grave in questo termine di 3-4 giorni, c’è la possibilità di dire che il caso è risolto. Altrimenti…».
Siccome poi le indagini puntano sempre più sul contesto stretto che circonda gli Stival, su un viso che fosse familiare al piccolo, uno di cui il bimbo si fidava, è l’occasione di chiedere a Veronica una volta di più con chi avesse intimità suo figlio.
Conosceva il pedofilo
Lei all’inizio aveva parlato di «ragazzi più grandi» con cui Loris Andrea giocava spesso. Chi sono? E poi: in paese si comincia a raccontare che non fosse poi questa mamma così attenta e protettiva come s’è detto finora. Affidava forse il figlio a qualcuno? Un qualcuno che può avere tradito la sua fiducia, ma che se esiste è bene che venga fuori.
Si va consolidando infatti uno scenario sconvolgente: chi indaga è ormai convinto non soltanto del movente sessuale dietro il sequestro e l’omicidio del bambino (suffragato oltretutto dalla circostanza delle mutandine scomparse), ma che le molestie andassero avanti da tempo. E purtroppo è più di un sospetto atroce: il pedofilo che ha avvicinato il piccolo, e che sabato mattina l’ha ucciso, da tempo lo aveva circuito. Ci sono indizi inequivocabili.
Indizi e non prove certe, però.
I filmati da visionare
Le telecamere, per dire, finora sono state una delusione: il piccolo Loris continua ad essere un fantasma. Non lo ha visto nessuno la mattina che scomparve, continuano a non vederlo nemmeno ora che un squadra di investigatori passa in rassegna i video. Gli inquirenti hanno una montagna di materiale da visionare, calcolati in 4 Terabyte, pari a 1000 ore. E oltretutto sono filmati molto diversi per qualità. In paese ci sono almeno 40 telecamere, alcune modernissime, di buona definizione, e a colori, altre antiquate, in bianco e nero, con immagini sgranate, poco utili. Ci vorrà molta pazienza e molta fatica per visionare tutto questo materiale video, che potrebbe essere ancor più incrementato dopo che la procura ha fatto lanciare un appello a tutti, privati cittadini e società, affinchè le immagini di questi giorni siano conservate e messe a disposizione degli investigatori.
Da quei video gli investigatori speravano di tirare fuori la prova regina che sgombrasse il campo di tante false piste. Se non c’è ancora una pista privilegiata, c’è però da ieri un indagato. Il cacciatore Orazio Fidone, l’uomo che aveva trovato il corpo del bambino, dopo ben due interrogatori-fiume, una perquisizione in casa con sequestro di indumenti, e il sequestro di due auto, è finito sul registro degli indagati. Non tanto per il ritrovamento in casa sua di munizioni non dichiarate e di un residuato bellico, ma perché era indispensabile indagarlo nel momento in cui iniziavano gli accertamenti tecnici sui capelli rinvenuti nella sua macchina. «Un atto dovuto», è stato spiegato. Che però mette il cacciatore in cattiva luce in paese. E come lui, tutti quelli che finiscono convocati in questura. Si rischia di passare per presunti colpevoli.
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