Omicidio di Ragusa, un video mette nei guai la mamma del piccolo Loris: “La sua auto avvistata dove il bimbo fu ucciso”
Il colpo di scena tanto atteso è arrivato: gli investigatori di polizia e carabinieri, con un’informativa congiunta, scrivono che l’auto di Veronica Stival è stata vista transitare a 50 metri dal canalone dove poi il piccolo è stato trovato morto. E’ la prima volta che i sospetti contro la donna vengono messi per iscritto. Il suo racconto, che platealmente non convinceva più, trova ora una telecamera a smentirlo. E dunque c’è l’occhio elettronico di una stazione di servizio che fissa il passaggio della Polo nera in una strada dove non avrebbe dovuto essere, e soprattutto nel momento in cui ciò non sarebbe dovuto accadere.
La Polo di Veronica Stival alle 9,27 di sabato, anzichè dirigere verso la lezione di cucina, andava verso la zona del Mulino Vecchio. Il «frame» della telecamera la blocca a 50 metri dal luogo dove il bimbo è morto.
«Al fine di seguire il percorso dell’autovettura della madre di Loris – scrive l’Ansa, che ha potuto visionare il rapporto consegnato ai magistrati – si acquisivano le registrazioni della telecamera della stazione di servizio carburante Erg sita sulla strada comunale 35 che da Santa Croce Camerina conduce a Punta Secca». Si nota transitare alle 9,27 un’autovettura «riconducibile alla Volkswagen Polo della Panarello Veronica che, proseguendo per quella strada comunale, a distanza di qualche minuto, arriverà a completare il curvone sulla sinistra, scomparendo dal campo visivo della telecamera».
Il Mulino vecchio, dove non a caso ieri si sono precipitati gli esperti della polizia scientifica, è a poche centinaia di metri da qui. «A circa 50 metri dal termine del sopracitato curvone, vi è l’ingresso della strada poderale che conduce al Mulino Vecchio». E la ricostruzione non termina qui. Le immagini della telecamera della stazione di servizio Erg s’incastrano alla perfezione con quelle dell’altra telecamera, dell’emporio davanti casa Stival, che fissano la partenza della macchina alle 9,25. Ossia i due minuti esatti che occorrono per passare da un’inquadratura all’altra. E ancora: grazie all’appello dei giorni scorsi, gli investigatori hanno acquisito ulteriori immagini da una telecamera posizionata su un’azienda privata all’inizio della strada poderale del Mulino Vecchio. «Anche in tal caso, con orario di ripresa indicato da tale impianto, comunque disallineato con la realtà, si nota il passaggio di un’autovettura di colore scuro che, senza minimamente rallentare la marcia, prosegue in direzione della strada che va al Mulino Vecchio».
A questo punto, la ricostruzione degli investigatori di quella mattina è completata. E diverge drammaticamente da quanto sostenuto finora dalla signora. Ben 4 telecamere che pure si trovano lungo il tragitto da casa a scuola non «vedono» la macchina passare. Poi, alle 8,49 l’auto di mamma Veronica è registrata mentre rientra dal giro ludoteca-panettiere e s’infila in garage. Impossibile, data la qualità scadente del video, dire se Loris sia in macchina oppure no. Trentasei minuti dopo, alle 9,25, la macchina esce dal garage. Alle 9,27 la Polo transita davanti la pompa di benzina in direzione Mulino Vecchio. Un minuto dopo, anche se gli orari non sono affidabili, la stessa macchina imbocca la strada poderale che porta al canalone.
In quel canalone Loris muore, secondo la perizia del medico legale, tra le 9,30 e le 9,40. La presenza di un secondo medico legale ha infatti riscritto diversi aspetti della prima autopsia. Non soltanto ha fissato il particolare fondamentale della fascetta da elettricista che sarebbe stato utilizzata per strangolare il bimbo, e pare per di più che ci siano tracce di legatura con fascette anche ai polsi, ma ha precisato anche che l’ematoma al cranio dovuto alla caduta nel canalone (non più una «quasi immediata successiva precipitazione») è giunto molti minuti dopo lo strangolamento e che il bimbo in quella fase era moribondo, ma non morto. Una perdita di sangue, sia pure non copiosa, dimostra che Loris Andrea era ancora vivo, anche se probabilmente in coma da asfissia. Era vivo, insomma, e l’atto di buttarlo giù dal ponticello ha contribuito a ucciderlo.
Per tutto il giorno gli investigatori aveva sperato nel Gps dell’auto di Veronica. La «scatola nera» satellitare, installata dalla compagnia assicuratrice, avrebbe potuto diradare ogni ombra. Così non è stato, però, perchè alla prova dei fatti si è scoperto che quel Gps non funzionava. Se però dal Gps non sono venute le prove «granitiche» sul vero tragitto della signora, per dirla con le parole di un investigatore, che si attendevano, hanno provveduto le telecamere di strada, sia pure con il grado di incertezza di immagini a volte troppo sgranate.
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