Le mani della ‘ndrangheta sull’Umbria, maxi operazione dei Carabinieri: arrestati 61 affiliati e sequestrati 30 milioni di euro
Le mani della ‘ndrangheta sull’Umbria: 61 gli arresti in corso di esecuzione da parte dei carabinieri del Ros. Sequestrati beni per oltre 30 milioni. Nel mirino degli investigatori un sodalizio radicato nella regione, con “diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale” e “saldi collegamenti” con le cosche calabresi di origine.
Diversi i reati contestati nelle misure cautelari, richieste dalla Procura distrettuale antimafia di Perugia: associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.
I carabinieri del Ros stanno eseguendo gli arresti nella provincia di Perugia e in varie città italiane, contestualmente al sequestro di beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati e ritenuti provento dei reati. L’inchiesta, spiegano gli investigatori, “ha documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive”.
I particolari dell’operazione “Quarto passo” saranno resi noti in una conferenza stampa, alla quale parteciperà il Procuratore nazionale antimafia alle 11.00, a Perugia.
Operazione contro i Tegano di Reggio Calabria
Un’operazione della Polizia di Stato di Reggio Calabria è in corso per l’esecuzione di 25 decreti di fermo emessi dalla Dda nei confronti di presunti esponenti della potente cosca di ‘ndrangheta dei Tegano operante nel capoluogo reggino, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza pena aggravati dalle modalita’ mafiose.
L’operazione, denominata “Il Padrino”, al termine di un complessa attività investigativa, ha consentito di ricostruire l’organigramma della cosca e di acquisire elementi aggiornati sulle innumerevoli attività illecite gestite dai Tegano. Sono accusati, tra l’altro, di avere favorito la latitanza del boss Giovanni Tegano, arrestato il 26 aprile 2010 dopo 17 anni di latitanza, alcune delle persone fermate stamani dalla Polizia di Stato a Reggio Calabria.
Tegano, uno degli elementi più in vista della ‘ndrangheta, era stato sorpreso dagli agenti della squadra mobile e dello Sco in una villetta in localita’ Perretti di Reggio Calabria ed aveva cercato di nascondersi in una stanza buia. L’uomo, 74 anni, era inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi e dal 1995 erano state diramate le ricerche in campo internazionale.
All’uscita della Questura di Reggio Calabria, per essere trasferito in carcere, era stato salutato da alcuni amici e parenti con un applauso e con un grido “Giovanni uomo di pace”. Circostanza che all’epoca aveva provocato numerose polemiche. Tegano deve scontare una condanna all’ergastolo ed è ritenuto uno dei protagonisti della guerra di mafia di Reggio Calabria che, tra il 1985 ed il 1991, provocò oltre seicento morti.
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