Resa dei conti nel Pd, Renzi ai ribelli: “Basta con i diktat”. La rabbia di Fassina: “Se vuoi il voto dillo”
“Questo partito non starà fermo per i diktat della minoranza. Faremo tutti gli sforzi per trovare gli equilibri, ma non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico”. Dal palco dell’assemblea del Pd Matteo Renzi sfida la minoranza Dem. “Non c’è bisogno di lanciare segnali con un voto in Parlamento, perché si sta in Parlamento per cambiare le cose. Se si vuole lanciare segnali si fa il semaforo, non il parlamentare”, aggiunge il premier che da subito ha chiesto “lealtà al partito”. A tenere banco sabato alla vigilia dell’assemblea, infatti, sono state le tensioni interne al partito tra maggioranza e minoranza, con le minacce di scissione di Pippo Civati e i voti sulle riforme alla Camera carichi strascichi polemici. Presenti vari esponenti della minoranza, da Stefano Fassina a Alfredo D’Attorre. Assenti, però, Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, bloccato a casa per un fastidioso mal di schiena.
Stefano Fassina scalda l’atmosfera dell’Assemblea del Pd. Nel suo intervento, il deputato Dem a un certo punto ha premesso: “Non ho l’eleganza di Cuperlo e l’oratoria di D’Attorre”, quindi si è rivolto direttamente a Renzi puntandogli anche il dito contro. “Il presidente del Consiglio cerca giustificazioni per un voto anticipato. E poi è inaccettabile la delegittimazione morale e politica di chi ha posizioni diverse dalle tue: io non sto in Parlamento per gufare, ma per esprimere un punto di vista costruttivo -ha spiegato-. Non accetto caricature, la minoranza non fa diktat né il congresso anticipato. Se vuoi andare a elezioni dillo, assumiti la tua responsabilità e smettila di scaricare la responsabilità su altri”.
L’attacco di Renzi alla magistratura. “Ai magistrati che commentano le leggi che stiamo facendo dico che i magistrati devono parlare con le sentenze e non con le interviste e la politica che guarda in faccia le cose dice, ben vengano le sentenze e i processi si facciano velocemente. Noi siamo quelli che sull’onestà non hanno nulla di cui aver paura”.
Il premier: “Basta nostalgie dell’Ulivo”. “Recupereremo 20 anni persi a discutere, la faremo a testa alta, schiena dritta e senza perdere un momento. Perché non è possibile dire tra di noi ‘rallenta’, che ambizione è? Io da piccolo volevo cambiare il mondo non fare la moviola”. Renzi aveva premesso: “Vedo un certo richiamo all’Ulivo molto suggestivo e nostalgico. Ricordo cosa diceva l’Ulivo su bicameralismo e su una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince. Non ricordo di come si possa aver perso 20 anni di tempo senza aver realizzato le promesse della campagna elettorale”.
“Al Pd chiedo di cambiare”. “Eravamo il partito che ha ‘non vinto’ in Italia, siamo il partito con il maggior numero voti in Europa”. “Quando combattiamo il gufismo di ritorno non attacchiamo chi mi critica, attacchiamo quelli che vogliono negare all’Italia il proprio ruolo, che raccontano un Paese stropicciato”. “Chiedo al Pd di togliersi la giacchetta di quello che fa l’osservatore di un cantiere, magari masticando un chewing gum, per vestire la giacchetta da protagonista: noi siamo quelli che stanno cambiando l’Italia”.
Renzi e il lavoro. Il Jobs act andrebbe “letto” e discusso “non in modo ideologico”. “Tutti Paesi europei sono intervenuti sul lavoro, ma la Spagna e la Germania hanno diminuito i salari. Quello che stiamo facendo noi è diverso, con gli 80 euro i lavoratori hanno avuto qualche soldo in più, non in meno. E’ la diversità culturale tra la nostra riforma del lavoro e quelle di altri Paesi”, ha detto il premier. Renzi ha sottolineato che gli 80 euro sono un intervento “profondamente di sinistra come nessuno ha mai fatto in passato, mi dimostrino il contrario e chiederò scusa”.
“Niente sconti a chi è disonesto”. “Chi è disonesto non può camminare con noi – ha detto Renzi accennando alla vicenda di Mafia Capitale -. Dobbiamo essere molto duri: chi sbaglia paga anche nel Pd. Non tutti gli onesti votano Pd ma tutti quelli che stanno con il Pd devono avere l’onestà come punto fondamentale. Niente sconti su questo”.
“Segretario cambia nel 2017 e premier nel 2018″. “Chi vuole cambiare segretario si metta il cuore in pace, ha tempo fino al 2017. Chi vuole cambiare il governo si metta il cuore in pace, cambierà nel 2018. Ma chi vuole cambiare l’Italia venga a darci una mano”.
Renzi su Quirinale: “Parlamento sarà all’altezza del post Napolitano”. “Può darsi che questa sia l’ultima assemblea del Pd con Napolitano, non lo so – ha detto Renzi, mentre i presenti hanno tributato una standing ovation al capo dello Stato -. So che in queste ore il presidente della Repubblica sta facendo il presidente della Repubblica” e “fino all’ultimo giorno avrà il sostegno dei democratici”. Renzi ha aggiunto: “Io non sono preoccupato, questo Parlamento sarà nelle condizioni di eleggere il capo dello Stato quando sarà il momento. Il fatto che nel 2013 abbia fallito il colpo non significa che oggi non sia stata imparata quella lezione”.
Cuperlo: “Serviamo tutti, per questo mi batto nel partito”. “Nessuno cerca il fallimento delle riforme o vuole la palude. Il punto è aiutare il Paese con buone riforme. Una parte di noi si è mossa in questo solco. Non rallentare, mugugnare. Migliorare” ha detto Cuperlo, chiarendo poi a proposito delle tensioni nel Pd: “Mi batto dentro il mio partito. Serviamo tutti, gli uni agli altri”.
Bindi su intervento Renzi. L’intervento del presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi all’assemblea del partito, ha detto Rosy Bindi su Sky Tg24, “mi è piaciuto perché ha lasciato dietro le spalle i toni cattivi di alcuni suoi collaboratori”, come ad esempio Debora Serracchiani, perché “non penso che tocchi ad un vicesegretario di partito creare frizioni anziché creare unità”.
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