Sidney, finisce nel sangue il sequestro alla cioccolateria: uccisi due ostaggi e l’attentatore musulmano. Le vittime celebrate come eroi
Le autorità australiane hanno reso note le identità delle due vittimedel sequestro nella cioccolateria di Sydney da parte dell’estremista musulmano Man Haron Monis.
Nella sparatoria avvenuta all’interno del Lindt Cafe sono morti il 34enne Tori Johnson, direttore del locale, e la 38enne Katrina Dawson, avvocato. Entrambi vengono salutati come eroi dalla stampa australiana. Johnson, secondo le ricostruzioni, sarebbe morto nel tentativo di disarmare il sequestratore, mentre la Dawson, madre di tre figli, è rimasta uccisa facendo scudo con il proprio corpo a un’amica incinta, anch’ella tenuta in ostaggio nel locale.
Intanto è polemica sulla libertà su cauzione ottenuta da Monis che doveva rispondere di 40 capi di imputazione per aggressione sessuale e coinvolgimento nell’assassinio della ex moglie. Il rilascio era stato garantito a maggio, appena sei giorni dopo che lo stato del New South Wales aveva modificato le leggi che disciplinavano la cauzione nei reati gravi, rende noto la stampa locale, modifiche criticate perché considerate un mezzo per tagliare le spese e far fronte al problema delle carceri sovraffollate. Il 10 ottobre Monis si era visto notificare 40 capi di accusa per aggressione sessuale formulate da donne che avevano accettato le sue cure di ‘guaritore’. La cauzione però non era stata revocata. Il 12 dicembre avrebbe dovuto presentarsi in tribunale per un’udienza sulla libertà su cauzione ma la data era stata spostata al 27 febbraio.
Il governo - che nel frattempo ha ristretto le norme sul rilascio su cauzione a seguito di una serie di reati gravi commessi da individui che avevano beneficiato del provvedimento - ha ordinato l’apertura di un’inchiesta su Monis. E 20mila persone hanno sottoscritto una petizione online chiedendo l’adozione di norme più severe. Lo stesso premier australiano Tony Abbott – che ha definito Monis un “individuo malato e disturbato” – si è chiesto come sia stato possibile che “qualcuno con una storia così lunga e segnata non si trovasse su una lista di sospetti da tenere sotto controllo”, come “qualcuno come lui potesse trovarsi completamente a piede libero all’interno di una comunità”. “Queste – ha concluso – sono le domande che ci porremo alla riunione del Comitato nazionale di sicurezza”.
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