Il Governo blocca la legge ‘salva-Silvio’. Renzi:”Non ci sarà inciucio!”. Palazzo Chigi: “Meno di 100 persone in Italia scontano pene per reati tributari”
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è pronto a bloccare ogni possibile norma «ad personam» contenuta nella riforma del fisco. Il nodo della questione riguarda l’interpretazione di cinque parole del decreto legislativo del governo Renzi sul Fisco: cinque parole che non modificano l’articolo di legge sulla frode fiscale e nella sua struttura non introducono direttamente alcuna soglia, ma per una complessiva tipologia di reati (tra cui la frode) si limitano a prevedere a titolo di «causa di esclusione della punibilità» una soglia del 3 per cento di evasione sull’imponibile, limite che potrebbe valere anche alla cancellazione di una sentenza definitiva (leggasi quella verso Silvio Berlusconi)? Fonti di Palazzo Chigi confermano: «Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere». Per questo, emerge ancora da fonti interne al governo, «il presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015». Parole che lo stesso Renzi conferma poi, in una intervista al Tg 5: «Se qualcuno immagina che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c’è problema – dice il presidente del Consiglio – noi ci fermiamo, questa norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l’elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone e dimostreremo che non c’è nessun inciucio strano».
«Meno di 100 persone in Italia scontano pene per reati tributari»
Fonti di palazzo Chigi, confermano, poi, che «la logica che il Parlamento ha affidato al governo è molto chiara: recuperare più soldi dall’evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali. Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell’evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo è l’obiettivo del governo. Disciplinare in modo puntuale l’abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con più severità i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali è un grande obiettivo di civiltà giuridica».
Le reazioni
Alla decisione di Renzi di bloccare l’iter legislativo sul decreto legge sul Fisco non sono mancate le polemiche. A partire dal Pd. «Ora, se il premier non ne sapeva nulla, se il Mef dice di non averlo visto, se il ministro della Giustizia ha espresso le perplessità che si leggono sulla stampa, chi ha portato quel testo al Consiglio dei ministri?», scrive Pippo Civati sul suo blog. Difende il premier invece il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini: «Renzi ha fatto bene a stoppare i decreti delegati sul fisco, annunciando un approfondimento del governo su un provvedimento atteso che aumenta le sanzioni e segna una svolta nel rapporto tra fisco e cittadini». Decisamente critici i Cinque Stelle. «Dopo l’ennesimo condono sui capitali all’estero, «voluntary disclosure», dopo aver bloccato la legge sul conflitto d’interessi alla Camera, dopo aver bloccato le leggi anti corruzione al Senato, dopo gli accordi sullo stupro della nostra Costituzione fatti al Nazareno, dopo i recenti regali a concessionarie e amici (compresa Mediaset), dopo l’ultimissimo tentativo di dare l’immunità a Silvio, ancora qualcuno dubita che votare Renzi significa votare Berlusconi e viceversa», scrive su Facebook il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle Alberto Airola con Luigi Di Maio che gli fa eco: «Delle due l’una: o Renzi non sa cosa approva il suo Governo e quindi mi preme capire lui a cosa serva (visto che ci costa un botto in voli di Stato) oppure Renzi ha provato a fare un regalino di Natale a Berlusconi per estinguere una delle cambiali del Nazareno e non gli è riuscita (per ora)». E non manca l’affondo del segretario della Lega Nord Matteo Salvini che spiega: «Il decreto inciucio sul fisco è l’ennesima “renzata”. Un giorno promette una cosa e poi il giorno dopo la smonta e poi ricomincia daccapo. Ha fatto così sull’Irap, sulle tasse, sull’Europa. Un giorno ne fa una l’altro giorno la disfa. È un anno che fa così».
Diversa l’interpretazione secondo esponenti di Forza Italia che parlano di una `manina´ spuntata per far saltare il patto del Nazareno: «Sono iniziate le manovre per allontanare la possibilità di un percorso condiviso sulle riforme e sulla individuazione di un nome condiviso sul Quirinale», sottolineano le stesse fonti azzurre.
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