Francia, gli attentatori di Charlie Hebdo coinvolti in una nuova sparatoria. Si parla di 2 morti e 20 feriti. Alcune persone sono in ostaggio
Killer braccati dopo una violenta sparatoria a nord di Parigi, nel dipartimento di Senna e Marna. La gendarmeria però smentisce che al momento ci siano vittime nello scontro a fuoco con i fratelli Kouachi, i terroristi sospettati della strage al giornale satirico Charlie Hebdo. Diversi media avevano parlato di 2 morti e 20 feriti. Il fitto scambio di colpi di arma da fuoco, secondo quanto si apprende, è avvenuto prima delle 9 in località Dammartin-en-Goele, nel dipartimento della Seine-et-Marne, 45 chilometri a est di Parigi.
L’azienda di Damamrtin-en-Goele in cui i fuggitivi si sono rifugiati, probabilmente con degli ostaggi (uno o due), è un piccolo atelier di produzione di insegne, cartelli e stand per fiere, per clienti pubblici e privati, della società Creation Tendence Decouverte (CTD). I dipendenti sono quattro, ma non si sa quanti fossero oggi presenti sul posto. La struttura si trova in un’area industriale nella parte nord del comune di Dammartin-en-Goele, a fianco della strada nazionale 2 su cui era avvenuta la sparatoria.
«L’epilogo è vicino», ha detto il prefetto di polizia di Parigi. Sul luogo della sparatoria, che è poco più vicina a Parigi dei luoghi su cui si erano concentrate ieri le ricerche dei due fratelli Kouachi, ci sono cinque elicotteri della polizia francese e importanti mezzi delle forze dell’ordine. Le forze di polizia hanno dato istruzioni agli abitanti della cittadina dove è avvenuta la sparatoria di chiudersi in casa e di stare lontani dalle finestre.
Cherif Kouachi e Said Kouachi, i presunti killer, sarebbero stati avvistati dagli elicotteri della polizia tra i boschi a nordest di Parigi, già setacciati ieri tutto il giorno dalle teste di cuoio. Lo riferisce una fonte francese alla Cnn, in assenza per ora di altre conferme. Braccati come animali, i fratelli Kouachi sono infatti incredibilmente ancora in fuga, alla macchia per il terzo giorno dopo l’attacco al giornale Charlie Hebdo, costato la vita di 12 persone, di fronte all’imponente schieramento delle forze di sicurezza francesi.
Nella foresta di Longpont, in Piccardia, 100 chilometri a nord di Parigi, un rastrellamento durato ore si era chiuso in serata con un apparente nulla di fatto mentre i reparti speciali, corazzati come Robocop e armati di congegni per la visione notturna, si sono allontanati lasciando il campo ai soli gendarmi senza aver trovato traccia della vettura dei fuggitivi che, secondo notizie circolate fin dal mattino, sembrava fosse stata lasciata nella zona.
La caccia ai terroristi. Tre uomini armati e pronti a tutto liberi attorno a Parigi – due nel nord e uno nel sud – hanno portato ieri a uno spiegamento di forze senza precedenti: 88mila uomini, quasi 10mila soltanto nella regione di Parigi, fra i quali reparti di paracadutisti. A metà giornata il momento di massima tensione: da una parte il misterioso assalitore che ha sparato a due agenti chiamati per un incidente stradale nella banlieue di Montrouge (una morta e un ferito grave) si faceva beffe degli inseguitori parcheggiando l’auto e andando a prendere, armato, la metropolitana.
Dall’altra, una Clio grigia nella quale un benzinaio della Piccardia aveva avvistato i fratelli Kouachi con kalashnikov e lanciarazzi si avviava inspiegabilmente verso Parigi. In pochi minuti, le porte di accesso alla città sono state chiuse da posti di blocco e l’Eliseo è stato blindato. Poco dopo, la caccia ai due terroristi si è di nuovo spostata verso Villers-Cotteret, la città natale di Alexandre Dumas, e nei dintorni: prima a Crepy-en-Valois, poi a Corcy, infine a Longpont e nell’adiacente foresta, quando si è capito che i due – abbandonata l’auto – non si erano trincerati in una casa ma erano scomparsi nella campagna.
La zona è stata transennata, le immagini diffuse dalle tv sono eccezionali: migliaia di uomini con scudi, fotoelettriche, cani al guinzaglio e armati fino ai denti procedono a piedi, circondando a gruppi i furgoni con il materiale e i gruppi elettrogeni. Si apprestano a una notte di caccia, un’operazione difficile e senza alcuna traccia concreta. Malessere nel sindacato di polizia, che chiede il ritiro di tutti gli uomini non armati impegnati nell’operazione, giudicata troppo rischiosa.
Hamid Mourad, giovanissimo presunto autista del commando terrorista in cui a sparare erano i due fratelli, è sempre in stato di fermo ma il suo alibi (era sui banchi di scuola, testimoniano i compagni) continua a reggere. Tutta la vicenda è ancora avvolta dal mistero e la carente comunicazione del governo non aiuta. Bernard Cazeneuve, il ministro dell’Interno, ha parlato oltre mezz’ora in conferenza stampa oggi pomeriggio senza fornire alcuna notizia, al di là della convocazione della riunione dei ministri della Giustizia di Europa e Usa domenica a Parigi.
Poi ieri alla Cnn la collega della Giustizia Christiane Taubira ha ammesso che uno dei due fratelli ricercati era noto all’intelligence fin dal 2005 per aver partecipato alla jihad dapprima in Yemen e quindi in Iraq (nel 2008). Tanto da essere arrestato e condannato al rientro. Mentre dagli Usa rimbalza la notizia che entrambi fossero da tempo nella lista delle persone bandite dai voli civili.
Gli interrogativi sulla libertà di azione di cui i fratelli Kouachi hanno potuto godere in effetti si rincorrono. Come pure sullo strano smarrimento delle loro carte d’identità nell’auto della fuga, una circostanza straordinaria se si considera la freddezza e la preparazione dell’attacco.
Il paese intero intanto si sente sempre più «Charlie», come recita l’hashtag diventato ormai un mantra. Nelle strade, nei negozi, sulle t-shirt dei ragazzini che vanno a scuola, ovunque c’è «Charlie» o un suo
simbolo. Nelle scuole si è parlato del tragico 7 gennaio, poi quando i ragazzi si apprestavano a uscire, tutte le maestre, i professori e i bidelli hanno imperativamente fatto sgomberare per motivi di sicurezza l’area antistante il portone, dove in genere ci si ferma a chiacchierare a lungo, invitando gli studenti a tornare subito a casa. Il dispositivo antiterroristico, è stato inasprito, uomini in divisa sono praticamente ovunque in città.
Ieri a mezzogiorno, il minuto di silenzio religiosamente rispettato in tutto il Paese, mentre suonavano le campane di Notre Dame. In serata, anche la scintillante Tour Eiffel ha spento le sue luci in segno di lutto. L’appello all’unità nazionale – l’ex presidente Nicolas Sarkozy è andato per la prima volta all’Eliseo a trovare l’ex avversario Francois Hollande – per il momento ha fatto centro.
Resta soltanto la polemica del Front National, con Marine Le Pen che ha di nuovo invocato un referendum sulla pena di morte, protestando per non essere stata «invitata» alla manifestazione unitaria di domenica.
Uno dei presunti terroristi della strage è conosciuto anche dalle forze di polizia americane, ha riferito un funzionario della sicurezza Usa alla Cnn, secondo cui l’Fbi e le agenzie di intelligence degli Stati Uniti stanno tracciando le conoscenze dei sospetti alla ricerca di indicazioni tramite contatti, e-mail, post sui social media e altre comunicazioni.
Nel generale cordoglio, la storia tristissima di Clarissa Jean-Philippe, 25 anni, la vigilessa ancora in prova, da pochi giorni timidamente sulle strade di banlieue a Montrouge. Colpita alle spalle durante un controllo, è finita a terra per lunghi minuti. Un massaggio cardiaco praticato sul posto non è servito a nulla, la sua carriera è stata stroncata ancora prima di cominciare. La terribile notizia ha raggiunto a casa la mamma, nelle Antille francesi, attraverso la radio. Prima che i colleghi di Clarissa riuscissero a telefonarle.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama si è recato all’ambasciata francese di Washington, dove ha presentato le sue condoglianze per l’attacco di mercoledì alla sede di Charlie Hebdo. Il presidente ha firmato il libro di condoglianze ed è rimasto in silenzio per un minuto, prima di parlare con l’ambasciatore Gerard Araud. «A nome di tutti gli americani – ha scritto Obama – rivolgo il nostro più profondo cordoglio e solidarietà al popolo di Francia a seguito del terribile attentato terroristico a Parigi. Come alleati attraverso i secoli, ci troviamo uniti con i nostri fratelli francesi al fine di garantire che sia fatta giustizia e il nostro modo di vivere sia difeso». Il presidente americano ha poi concluso il suo messaggio scrivendo: «Vive la France!».
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