Strage di Charlie Hebdo, Salvini: “Se il Papa dialoga con l’Islam non fa un buon servizio ai cattolici”. Sul blog di Grillo emerge la tesi del ‘complotto’
«È in atto un tentativo di occupazione militare e culturale da parte di una comunità prepotente e ben organizzata, che ha la facilità di affondare il coltello in un burro che è l’Occidente». Nel commentare i fatti di Parigi il leader della Lega Matteo Salvini non usa mezzi termini e ai microfoni di Radio Padania alza anche il tiro criticando direttamente Papa Francesco: «Chiedendo di dialogare con l’Islam – è il pensiero del numero del Carroccio – , Bergoglio non fa un buon servizio ai cattolici. «Va bene la pace -insiste- ma sei il portavoce dei cattolici, preoccupati di chi ti sta sterminando in giro per il mondo».
«Manina non islamica?»/
Dal blog di Grillo emerge anche la tesi del (possibile) complotto. La adombra, con due post consecutivi, il giurista Aldo Giannuli, consulente di diverse Procure. Sono 8 i punti sospetti, a partire dalla carta d’identità maldestramente dimenticata sull’auto dai killer. «C’è da capire se c’è qualche manina non islamica dietro gli attentatori. Beninteso – aveva osservato a caldo sul blog Giannuli, docente di Scienze politiche alla Statale di Milano, ex consulente della commissione Stragi e di diversi tribunali in tema di eversione – non ho nessun elemento per escludere che quello che è accaduto sia realmente quello che sembra: un’azione di terrorismo di gruppi islamisti radicali, punto e basta. Ma siccome a trarre giovamento da questa strage saranno in diversi (ad esempio il Fn che si appresta a fare vendemmia di voti, di conseguenza anche Putin che proprio sul Fn sta puntando ) vale la pensa di dare un’occhiata anche ad altre piste».
«Carta d’identità appresso e dimenticata in auto»
«Carta d’identità appresso e dimenticata in auto»
«A proposito di errori: ma voi dove avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto? – è il dubbio rilanciato da Giannuli, che nel 1996 ritrovò numerosi documenti non catalogati dell’Ufficio affari riservati del Ministero dell’Interno utilizzati per riaprire indagini sull’eversione nera -. L’unico caso che mi ricordo è quello dello “sventato” brigatista che smarrisce il borsello a Firenze con dentro le chiavi del covo milanese di Montenevoso. Ma non stava andando a fare un’azione e nel borsello non c’era un documento di identità. Non è che, per caso, qualcuno ha volontariamente lasciato la carta di identità di un altro per depistare le indagini?».
I servizi francesi che si «fanno fregare» in questo modo?
E poi: i servizi francesi «migliori al mondo» che «si fanno fregare» da tre ragazzi che recuperano armi con grande facilità, attaccano un «obiettivo sensibile» «debolmente protetto» e sbagliano addirittura il civico, bussando subito a quello accanto. Giannuli adombra dubbi sulla caccia ai fuggitivi. Troppo il tempo passato dal raid a quello effettivo della reazione di polizia vera e propria, incapace di bloccare l’auto dei due. Infine, il terzo che si consegna. E ancora non si capisce bene perché. Conclusione: «Gran puzza di bruciato»
«Di Mohammed Merah non si sa più nulla»
«In fondo – continua Giannuli, ripetendo l’ipotesi del complotto già avanzata a caldo dallo stesso blog attraverso un post di un’attivista – quando accadde l’eccidio di Tolosa, poi venne fuori che il cecchino, Mohammed Merah, era stato a lungo collaboratore dei servizi segreti francesi in operazioni di infiltrazione del mondo jihadista e che, ad un certo momento, era inspiegabilmente sfuggito di controllo e, sempre inspiegabilmente, aveva fatto quella strage. Peccato che non abbia potuto spiegare cosa gli fosse passato per la testa, perché crivellato di colpi al momento della cattura. E così non se ne è saputo più nulla».
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