Terrorismo, a Napoli le principali basi d’Europa per la produzione di documenti falsi. Ex contrabbandiere spiega le metodologie | Video
Documenti falsi, trasferimenti di grosse somme di denaro, sistemi per evitare le intercettazioni, Amir (è un nome di fantasia) spiega nel dettaglio e con competenza come in Italia e in particolare a Napoli ci siano le principali basi organizzative d’Europa per la produzione di documenti utili ai terroristi islamici per circolare liberamente nei vari paesi. Napoli in particolare emerge, dal racconto di Amir, come un centro commerciale per la produzione e la distribuzione di documenti falsi. Una caratteristica che viene confermata da tante inchieste condotte negli anni da Ros e Digos per conto della procura di Napoli.
Accetta di parlare dopo molte insistenze solo per marcare la sua lontananza ormai da quel tipo di attività: «Sono fuori dal giro ormai, lavoro onestamente ora. All’epoca lo facevo per sopravvivere ma non sapevo di lavorare per cellule terroristiche. L’ho scoperto quando un mio amico che lavorava per la stessa organizzazione fu arrestato». «Innanzitutto va detto che i documenti sono originali perché provengono direttamente dai comuni e da altri enti dove corrompiamo dipendenti, vigili o poliziotti. Le carte d’identità per esempio, vengono compilate con falsi nomi e dati ma per il resto sono “originali”. Potresti mai dire il contrario?», dice sventolando uno di questi documenti.
Amir racconta che l’ultima volta che ha ritirato dei documenti si trattava di 200 carte d’identità che poi ha diviso in tanti pacchettini da venti e li ha distribuiti in varie famiglie pagate per custodirli. Questo metodo di fatto rende difficile individuare i documenti falsi e soprattutto qualora venissero trovati dalle forze dell’ordine, l’eventuale sequestro potrebbe avvenire solo per pochi pezzi. Nemmeno le nuove carte d’identità con i microchip hanno rappresentato un problema: il metodo è lo stesso e cioè le card arrivano dai comuni e i microchip invece vengono realizzati dai falsari.
Una volta i documenti li realizzavano gli italiani ma oggi la vecchia guardia ha lasciato il posto agli stranieri, prevalentemente marocchini, algerini e ghanesi e a volte qualche nigeriano, ai quali hanno insegnato il know how. Il passaggio di consegne è avvenuto perché gli stranieri sono in contatto con le organizzazioni terroristiche che finanziano i loro gruppi anche mensilmente.
«Girano tantissimi soldi che vengono portati a Napoli da un corriere e poi distribuite nelle varie centrali di smercio dei documenti. Chi fa i documenti ha l’obbligo di tenerne una quota da parte sempre disponibile per gli appartenenti all’organizzazione che hanno bisogno di viaggiare, di fuggire o comunque di spostarsi agevolmente. Un terrorista che ha bisogno di fuggire facilmente passerà per Napoli per procurarsi i documenti (di sicuro ne avrà bisogno di più di uno)».
Come vengono finanziate queste centrali di distribuzione di documenti contraffatti? «Un corriere parte e va a prendere i soldi e poi una volta a Napoli distribuisce i contributi». Tu hai mai fatto da corriere? «Si, due volte. Sono andato in Finlandia a prendere i soldi. Ho portato 500 mila euro ogni volta»
Come facevi? «Si fanno pacchettini che sembrano capsule utilizzando buste e nastro isolante. Le banconote da 500 o 200 euro vengono piegate e pressate». Mentre parla prova a fare una capsula usando un paio di banconote. Alla fine della confezione spiega che queste capsule vanno legate con un filo e ingoiate e così inserisce il pacchetto in bocca per mostrare come si fa, ovviamente senza inghiottirlo. Le capsule vengono espulse nelle feci e tirate insieme dalla cordicella.
Questo tipo di finanziamento garantisce documenti pronti in ogni momento. Come fanno i terroristi a comunicare con chi gestisce le basi per la distribuzione dei documenti contraffatti? «Ci sono vari metodi, intanto con un documento falso si può acquistare una scheda telefonica, usarla e buttarla ma in genere le comunicazioni avvengono attraverso un sistema non intercettabile che viaggia via satellite e che si chiama Thuraya». Amir precisa che anche a prescindere dalle organizzazioni terroristiche, a Napoli arrivano da tutta Italia e soprattutto Milano e Brescia, per procurarsi documenti falsi. Una carta d’identità costa 300 euro mentre un passaporto oscilla tra i 1600 e i 3 mila euro. In gergo si chiede un “completo” o un “mezzo”: «Il completo è la carta d’identità valida per l’espatrio, il codice fiscale e la patente mentre il “mezzo” è la carta d’identità con il codice fiscale». La confezione dei documenti avviene negli alloggi degli appartenenti alle organizzazioni. Amir nel suo racconto ribadisce di continuo che ormai non ha più niente a che fare con personaggi legati al terrorismo e si dice molto colpito dall’attentato di Parigi: «I veri musulmani non fanno queste cose».
Social