Allarme terrorismo, espulsi dieci italiani collegati alla jihad. Alfano:”Da anni risiedevano in Italia. Pronti ad andare in Siria a combattere”
Era già a bordo del volo per Londra delle 12.35 di ieri. Ma a pochi minuti dal decollo, sul documento che aveva mostrato all’imbarco sono scattati ulteriori controlli. Si è scoperto così che il passaporto pachistano esibito dall’uomo di 34 anni era falso. L’aereo della compagnia EasyJet in partenza da Roma Fiumicino è rimasto bloccato per la verifica dei bagagli e perché due passeggeri hanno deciso di rinunciare al viaggio. Ora lo straniero è in stato di fermo, altri accertamenti sono in corso: la polizia dovrà stabilire chi sia davvero e soprattutto quali fossero le sue intenzioni.
Quanto basta per confermare come anche in Italia il livello sia di massima allerta. Lo sostiene il ministro dell’Interno Angelino Alfano che convoca una conferenza stampa domenicale per confermare che nove persone sono state già espulse dall’Italia per «collegamenti con la jihad» e altre saranno presto mandate via. Tra loro pure due «reclutatori». Ma anche per aggiornare una situazione che continua a destare gravi timori negli apparati di intelligence in tutta Europa.
Espulsi e combattenti
Alfano parla di «nove espulsi: cinque tunisini, un turco, un egiziano, un marocchino e un pachistano molto attivi sul web e alcuni dei quali reclutatori». A loro si aggiunge un altro marocchino mandato via qualche ora prima della fine dell’anno. Sono i primi dieci di un elenco più lungo di stranieri finiti «sotto osservazione» che nelle prossime settimane dovrebbero essere rimpatriati perché ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. Il titolare del Viminale aggiorna anche l’elenco dei «foreign fighters», stranieri andati in Siria o in Iraq per combattere nelle truppe del Califfo Abu Bakr al Baghdadi. «Sono 59 persone, di cui 14 sono già morti, 5 sono italiani partiti per la Siria e 15 stranieri passati per l’Italia, mentre 25 sono collegati in varie forme al nostro Paese».
I reclutatori
Sono residenti soprattutto nelle regioni del Centro-Nord gli stranieri mandati via per le loro «posizioni radicali in favore della jihad e dell’Isis». Tutti, conferma Alfano, «erano muniti di permesso di soggiorno per lunga residenza e da anni risiedevano in Italia». Due avevano addirittura «coinvolto anche la famiglia, con l’intenzione di mandare i familiari in Siria a combattere». Tra loro anche alcune donne.
Viveva a Varese, ma stava spesso a Milano dove frequentava la moschea, un marocchino di 50 anni «in contatto con soggetti che sono già partiti per la Siria». È uno dei reclutatori individuati dai carabinieri del Ros. Un altro soggetto «pericoloso», anche lui marocchino di 67 anni, viveva invece a Cles, piccolo paesino in provincia di Trento.
Da Roma sono stati espulsi un egiziano e un tunisino coinvolto insieme a un connazionale nel tentato omicidio di un poliziotto che li aveva avvicinati mentre erano in auto a Morena, paesino alle porte della capitale. Avevano mappe di Roma e una bandiera simile a quella del gruppo islamico Ansar al Sharia sulla quale aveva aggiunto la scritta Isis. Un altro straniero viveva invece nelle Marche. «Dobbiamo essere riservati – dice Alfano – perché stiamo valutando altre posizioni e non vogliamo dare vantaggi a nessuno».
Il vertice a Bruxelles
Questa mattina i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si incontreranno a Bruxelles per trovare una linea comune tra gli Stati e affrontare nuovamente la necessità di approvare con urgenza la direttiva sul «Pnr», il codice di prenotazione dei voli, che consentirebbe l’accesso diretto alle liste di imbarco di tutte le compagnie per ottenere informazioni immediate sui «sospetti».
«Ci troviamo di fronte ad una minaccia immanente che può attuarsi ovunque e sostanzialmente imprevedibile. Per questo il livello di sicurezza è massimo», ribadisce Alfano.
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