Presidenza della Repubblica, Vendola (Sel) e Civati (Pd) chiamano Grillo: “Per il Colle candidiamo un nome anti-Nazareno”
La fronda anti-Nazareno esce dai rumors di Palazzo e diventa la proposta del dissidente Pippo Civati e del leader Sel Nichi Vendola. «Candidiamo un nome N-N, non Nazareno», è l’esca che l’asse di sinistra lancia a M5S, ricevendo per ora un picche. Ma Matteo Renzi ostenta sicurezza e non teme che si saldi un fronte contro il suo candidato alla presidenza della Repubblica. «Cercheremo un nome condiviso e rappresentativo degli italiani», è il metodo con cui il Pd, da lunedì, avvierà le consultazioni tra i suoi parlamentari e con tutti i partiti politici per arrivare giovedì mattina ad indicare il candidato da votare.
La partita del Colle entra nel vivo anche se l’obiettivo del premier è tenere coperto fino all’ultimo il vero candidato alla presidenza della Repubblica. Ma è difficile che lunedì, quando Renzi incontrerà i gruppi del Pd, e soprattutto martedì, quando vedrà tutti i partiti – tranne M5S che per ora si è tirato fuori – non comincerà a delinearsi il profilo su cui punta il leader Pd per mettere a segno una partita delicatissima. E per evitare il fallimento del 2013, quando in uno psicodramma crescente furono impallinati prima Franco Marini e poi Romano Prodi, il premier deve sminare il campo e togliere pretesti ai franchi tiratori.
I nemici dell’intesa tra Renzi e Berlusconi, nel frattempo, cominciano ad uscire allo scoperto. In un uno-due, oggi Nichi Vendola, che a Milano prova a fare le prove tecniche di una nuova sinistra nella convention «Human Factor», e Pippo Civati, anima dei pasdaran dem, chiedono «non solo alla sinistra alternativa ma a tutte le forze che amano la Costituzione» di individuare un candidato al Quirinale che distrugga il Patto del Nazareno. Il leader di Sel, che tempo fa fece il nome di Romano Prodi, ora mostra cautela per «non bruciare i candidati». Ma è chiaro che è il nome del Professore l’unico in grado di saldare numeri significativi in grado di mettere in difficoltà Renzi.
M5S, però, per ora non cambia la partita: «Il nostro schema è chiaro: aspettiamo una rosa di quattro nomi», ribatte il membro del direttorio Roberto Fico. La fronda anti-Nazareno irrita non poco il vertice dem che solo al termine degli incontri con i partiti deciderà se votare fino alla quarta chiama scheda bianca o schierare un nome che eviti complotti. «Non ci sarà nessuna saldatura – tagliano corto a largo del Nazareno – bisogna lavorare e lavoreremo per costruire una proposta condivisa nel metodo e nell’esito».
Davanti ad una serie di rischi e variabili, il Pd mette a punto il metodo ed i tempi prima di uscire allo scoperto con i nomi. Lunedì alle 9, proprio per dimostrare la volontà di partire dai Dem, Renzi riunirà prima i deputati e poi i senatori. Mentre da martedì, a differenza di quanto deciso alla direzione la scorsa settimana, sarà lui a guidare la delegazione dem che incontrerà tutti i partiti «per un giro di orizzonte – spiega il vicesegretario Lorenzo Guerini – per ragionare sul metodo e sulla modalità di elezione per arrivare ad un’ampia convergenza su un nome condiviso e che rappresenti gli italiani».
Sempre martedì il leader Pd incontrerà Silvio Berlusconi, che scalpita per conoscere almeno una rosa di quirinabili. Cade però uno dei paletti messi da Angelino Alfano, che in tarda serata ha visto Renzi a Palazzo Chigi, nella scelta del nome condiviso: «Sarebbe arrogante e velleitario dire no ad un candidato del Pd», apre il leader moderato in un’intesa ritrovata con il Cav. Se per ora Renzi non esce allo scoperto sui nomi, i papabili si schermiscono. «Non c’è nulla, sto bene dove sto, mi piace il mio lavoro», ribatte da Davos il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
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