Costa Concordia, 16 anni di reclusione per Schettino ma niente arresto per ora. Il pm aveva chiesto 26 anni. Interdetto per 5 anni dalla professione
Sedici anni di reclusione e un mese di arresto: è questa la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Grosseto nei confronti dell’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, processato per il naufragio della nave il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio. Ma il Tribunale ha rigettato la richiesta della Procura di infliggere tre mesi di arresti per il pericolo di fuga. Secondo il collegio giudicante esiste solo “un astratto” possibile pericolo di fuga e non un “concreto” rischio in tal senso.
La sentenza è stata letta dal presidente del collegio giudicante Giovanni Puliatti alle 20 in punto, dopo circa 7 ore e mezzo di camera di consiglio. La Procura aveva chiesto una pena di 26 anni di reclusione. Il Tribunale ha inflitto a Schettino 5 anni per il reato di disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi e 1 anno per il reato di abbandono di persone minori o incapaci, per un totale di 16 anni di reclusione a cui è stato aggiunto un mese di arresto, ma non ha invece riconosciuto, come richiesto dalla pubblica accusa, l’aggravante del naufragio colposo e neppure l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi. Nel dispositivo della sentenza, i giudici hanno anche interdetto in perpetuo Schettino dalla possibilità di ricoprire pubblici uffici. Il Tribunale ha stabilito anche per un periodo di 5 anni l’interdizione dalla carica di comandante. Prevista anche l’interdizione dalla professione di comandante per 4 mesi. Schettino è stato condannato anche al pagamento di tutte le spese legali sostenute per le varie fasi dell’inchiesta giudiziaria e del processo dalle parti civili, assistite dai rispettivi avvocati.
Il Tribunale ha poi stabilito, a titolo di provvisionale, i danni che Schettino dovrà rifondere, in solido con Costa Crociere, alle numerosi parti civili costituite, tra cui il ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, l’Isola del Giglio, i familiari delle vittime e i passeggeri naufraghi della Costa Concordia. Nel lungo elenco relativo ai danni delle parti civili costituite nel processo, il Tribunale ha quantificato alcune somme come provvisionali mentre altre sono state calcolate in via definitiva.
AVVOCATO: NON SIAMO SODDISFATTI – “Non siamo affatto soddisfatti della sentenza”, così l’avvocato Donato Laino ha commentato il verdetto. “Leggeremo la sentenza e poi faremo ricorso”, ha annunciato Laino che difende Schettino insieme all’avvocato Domenico Pepe. “Ci lascia perplessi il riconoscimento da parte del Tribunale del reato di abbandono della nave che noi ritenevamo inesistente. Questo reato è infamante per il nostro assistito”.
AVV. COSTA: SODDISFATTI – E’ una sentenza equilibrata e che ci soddisfa”, ha invece commentato l’avvocato Marco De Luca, legale di Costa Crociere. L’avvocato De Luca ha espresso anche “soddisfazione” perché il tribunale ha riconosciuto l’equità dei risarcimenti offerti da Costa Crociere ed ha rigettato le richieste “marcatamente speculative” avanzate dalle parti civili.
PRIMA SCHETTINO IN LACRIME: ‘QUEL GIORNO SONO MORTO ANCH’IO’ – Al momento della lettura della sentenza Schettino non era presente in aula. In mattinata, però, in lacrime, aveva reso dichiarazioni spontanee. ”Quel 13 gennaio di tre anni fa sono morto anch’io”, ha detto aggiungendo che ”è difficile definire vita quella che sto vivendo io dal 13 gennaio di tre anni fa”. ”E’ stato detto che non mi sono assunto le mie responsabilità e che non ho chiesto scusa per quello che è accaduto: non è vero – ha detto – Sono sempre stato della convinzione che il dolore non va esibito per non strumentalizzarlo”.
”La mia testa è stata offerta con la convinzione errata di salvare altre teste”, ha affermato l’ex comandante. ”Mi vedo costretto a raccontare momenti intimi che ho vissuto con alcuni naufraghi…”, ha continuato con la voce rotta dal pianto l’ex comandante della Costa Concordia. Poi non riuscendo a proseguire la lettura del testo che aveva preparato, tra le lacrime ha aggiunto: ”Basta così”. Schettino ha quindi interrotto il suo discorso ed è stato abbracciato dai suoi legali.
Il suo difensore Domenico Pepe nel corso della replica aveva detto che ”in tre anni Francesco Schettino ha espiato più di 30 anni di condanna e questo perché è accusato di aver abbandonato la nave. Ma questa non è la verità. Lui non ha abbandonato la nave”.
”Il mio cliente ha sofferto la peggiore delle offese: ha subìto di tutto – ha affermato tra l’altro Pepe – è stato dileggiato, perseguitato e aggredito”. Intorno a questo processo, ha aggiunto il legale dell’ex comandante, ”abbiamo visto tanti uccellacci e speculazioni di ogni tipo e la peggiore vittima è stato il mio cliente nei confronti del quale praticamente è stato richiesto un ergastolo”.
Il processo è iniziato davanti al Tribunale di Grosseto il 17 luglio 2013. Quasi 200 sono stati i testimoni, i consulenti e periti che sono sfilati durante le udienze nel corso di più di un anno e mezzo sul palco del teatro Moderno dove è stata allestita l’aula di giustizia. Gli atti del processo comprendono circa 55.000 pagine.
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