Jobs Act, la Maggioranza si spacca in Parlamento. L’area che sostiene il governo (Ncd-Udc-Sc) vota no insieme alla Lega e Forza Italia, Sel e M5s si astengono
Sul Jobs act si spacca nuovamente la maggioranza in Parlamento, ripetendo lo stesso copione andato in scena la settimana scorsa al Senato. Il decreto delegato che introduce il contratto a tutele crescenti ottiene in commissione Lavoro parere favorevole, ma con i sì del solo Pd.
L’area centrista che sostiene il governo (Ncd-Udc-Sc) vota invece no insieme alla Lega e Forza Italia. Mentre Sel e M5s si astengono.
Nel parere – che ricordiamo è solo consultivo e non vincolante – si chiede al governo di escludere dalle nuove norme sul recesso i licenziamenti collettivi, di aumentare l’indennizzo minimo per i licenziamenti individuali, di esplicitare che le nuove norme non si applicano al pubblico impiego.
Forti le proteste dell’area centrista della maggioranza che accusa il relatore del provvedimento, Cesare Damiano, di aver proposto un «falso parere favorevole», che «di fatto è contrario al testo del governo».
Nonostante i pareri sui decreti delegati non siano vincolanti, a questo punto diventa sempre più complicato per il governo non accogliere alcun suggerimento che arriva dal Parlamento, soprattutto nei passaggi comuni. In bilico potrebbe essere l’applicazione delle nuove norme – che valgono solo per i neoassunti – ai licenziamenti collettivi.
La suspence durerà comunque poco: i primi due decreti del Jobs act (tutele crescenti e ammortizzatori sociali per la disoccupazione involontaria) saranno infatti approvati definitivamente dal consiglio dei ministri di venerdì prossimo, 20 febbraio.
Nella stessa occasione il governo procederà anche al primo varo (in attesa dei pareri delle Camere) di almeno altri due pezzi del Jobs act: il riordino delle tipologie contrattuali e i tempi di conciliazione lavoro-famiglia. In arrivo anche l’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro che accorperà i servizi di controllo attualmente svolti dal ministero del lavoro, Inps e Inail, razionalizzando il tutto e mettendo a segno anche un notevole risparmio calcolato in oltre 26 milioni di euro.
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