Libia, l’Italia si propone per assumere la guida di una iniziativa Onu. Alfano: “Siamo pronti a fare la nostra parte”
Alle Nazioni Unite prevale la linea occidentale di una soluzione politica della crisi libica. E l’Italia annuncia di essere pronta ad assumere un ruolo guida nell’iniziativa Onu. “Siamo pronti a contribuire al monitoraggio di un cessate il fuoco e al mantenimento della pace, pronti a lavorare all’ addestramento delle forze armate in una cornice di integrazione delle milizie in un esercito regolare e per la riabilitazione delle infrastrutture”, ha detto al Consiglio di Sicurezza il Rappresentante Permanente italiano Sebastiano Cardi. Ma “il tempo non è infinito, e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti” dalla mediazione Onu sostenuta dall’Italia, ha affermato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni.
In proposito, il rappresentante dell’Onu per la crisi libica, Bernardino Leon, collegato in videoconferenza, ha rilanciato la necessità che si arrivi a un accordo politico tra le fazioni che attualmente dividono il potere perché si arrivi a un governo di unità nazionale. Secondo Leon, le distanze tra le parti non sono insormontabili. “In Libia – ha ricordato Leon – lo Stato islamico ha trovato un terreno fertile nella crescente instabilità politica post-rivoluzione, sfruttando anche la debolezza delle istituzioni statali e del settore della sicurezza statale. In Libia si potrà sconfiggere il terrorismo tramite la determinazione politica e istituzionale di un governo unito, che avrà bisogno di un sostegno forte e inequivocabile della comunità internazionale di fronte alla miriade di sfide in Libia”.
Nella riunione fiume del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non passa la linea di un intervento militare sostenuta dall’Egitto che è tornato a martellare i jihadisti dell’Is in territorio libico con un’incursione via terra, fino a Derna, e secondo alcune fonti “hanno ucciso 155 combattenti dell’Isis e ne hanno catturati altri 55″. E all’Onu il governo egiziano ha insistito affinché venga quantomeno revocato l’embargo sulle armi per il governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, cioè quello costretto ad operare da Tobruk poiché a Tripoli la fa da padrone un governo ‘parallelo’ formato dalle milizie islamiche. Stessa posizione tenuta dalla stesso governo libico. I due paesi hanno anche chiesto di imporre un blocco navale lungo le coste delle area dove sono presenti i gruppi affiliati all’Is.
La posizione italiana è stata ribadita anche dal ministro degli interni Angelino Alfano a Washington: “Noi siamo parte di una comunità internazionale e siamo pronti a fare la nostra parte”. Alfano ha anche parlato della minaccia di infiltrazioni con i barconi di immigrati. “Non c’è traccia reale di un nesso tra immigrazione e terrorismo. Ma non si può escludere nulla”. Alfano si trova a Washington per un vertice internazionale contro l’estremismo islamico, a cui partecipano oltre 60 Paesi, fortemente voluto dalla stesso Obama. Il presidente americano ha ribadito che “non c’è uno scontro di civiltà” e che i terroristi “non parlano a nome di un miliardo di musulmani”. “L’Occidente non è in guerra con l’Islam – ha detto Obama – I musulmani non sono terroristi. Ci sono leader religiosi che parlano chiaramente di un Islam tollerante e pacifico. La religione non è responsabile del terrorismo. Noi siamo in guerra contro la violenza dell’Is”. E il mondo islamico si deve mobilitare: “Schieratevi nella lotta contro gli estremisti”, ha detto il presidente rivolgendosi ai leader musulmani
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