Cmd, approvati i decreti attuativi del Jobs Act. Renzi: “200mila lavoratori passeranno dai co.co.co. vari a un lavoro a tempo indeterminato”
Con “le tutele per chi perde il posto di lavoro – sono le parole pronunciate dal presidente del Consiglio – è come se ricucissimo la rete. Uno casca dal trapezio e c’è la rete sotto che però ha un buco. Abbiamo ricucito quel buco e quella rete”. Il giorno del Jobs Act, infatti, è arrivato. Il Consiglio dei ministri, oltre al ddl liberalizzazioni, ha approvato oggi i decreti attuativi della riforma del lavoro che porteranno al contratto a tutele crescenti e al superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Dopo l’approvazione della delega da parte del parlamento e i primi decreti attuativi di dicembre, prende dunque forma il cambiamento del mercato del lavoro italiano. I contratti a progetto saranno vietati a partire dal primo gennaio 2016.
“Oggi è una giornata storica, non pensavo di farcela in un anno. Mentre rottamiamo e superiamo un certo modello di diritto del lavoro, noi superiamo i co.co.co. e i co.co.pro. Per la prima volta c’è una generazione che può vedere la politica far la guerra non ai precari ma al precariato”, ha detto il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa di presentazione dei provvedimenti approvati. Norme che sono destinate ad aumentare “la flessibilità in entrata e le tutele in uscita” e che sono rivolte ai più giovani. “Una generazione – ha aggiunto – vede finalmente riconosciuto il proprio diritto ad avere tutele maggiori. Parole come mutuo, ferie, buonuscita e diritti entrano nel vocabolario di una generazione fino ad ora esclusa”.
“Sono circa 200mila i nostri connazionali che nella ridefinizione del lavoro parasubordinato passeranno dai co.co.co. vari a un lavoro a tempo indeterminato”, ha spiegato il premier che poi ha chiarito: “Nessuno rimarrà solo dopo il licenziamento”. Renzi ha confermato, come era trapelato nel pomeriggio, che restano le norme sui licenziamenti collettivi così’ come erano uscite dal Cdm. Poi ha ricordato: “Le norme servono alle assunzioni collettive, non ai licenziamenti collettivi”.
“Mai come in questo momento l’Italia è pronta a ripartire e rilanciare sul futuro” ha annunciato il capo dell’esecutivo che ha ripetuto il suo hashtag preferito: “Questa è davvero la volta buona”. Ma a chiarire ancora meglio la riforma del governo è stato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha spiegato il cambiamento di filosofia che c’è dietro queste norme. “Al centro delle misure del governo c’è una cosa semplice ma essenziale: in Italia da molti anni è diventato normale assumere con tutte le forme di contratto meno il contratto a tempo indeterminato. La scommessa è rovesciare questo fatto, la normalità sia l’assunzione a tempo indeterminato, lo devono fare tutti”.
Il Cdm ha approvato anche il disegno di legge sulle liberalizzazioni nel quale non sono contenute le attese norme sui farmaci di fascia C che continueranno ad essere venduti nelle farmacie ma ci sono tutta una serie di misure che porteranno ad una semplificazione e ad un aumento della concorrenza in vari settori. “Si tratta – ha spiegato il premier – di un tentativo di attaccare alcune rendite di posizione che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese, una sforbiciata che riduce il gap tra chi gode di una rendita e chi non ne ha”. Il presidente del Consiglio ha annunciato che nel testo si cancellano alcune norme su “assicurazioni, telefonini e multe”. Per il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi il provvedimento punta a “far calare le tariffe o diminuire i prezzi e aprire pezzi di mercato oggi non tanto accessibili per nuove iniziative imprenditoriali”. Le norme sulla concorrenza, come ha rilevato l’Ocse, “potrebbero portare ad un aumento del Pil fino a 2,6 punti in 5 anni”, ha chiarito il ministro.
La riforma del mercato del lavoro ieri è stata promossa dall’Ocse e secondo l’organismo europeo “potrebbe far crescere il Pil del 6% in 10 anni”. Ma il fronte dei contrari continua a criticare il provvedimento. A cominciare dalla Cgil che a dicembre, insieme alla Uil, aveva indetto anche uno sciopero generale contro il Jobs Act e che oggi dice: “Restano le differenze, non c’è lotta alla precarietà”. Fortemente critica rimane la minoranza dem.
Sempre oggi, il Cdm ha anche approvato, su proposta del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, la nomina a capo di Stato maggiore dell’esercito, a decorrere dal 27 febbraio 2015, del generale di corpo d’armata Danilo Errico, in sostituzione di Claudio Graziano, destinato ad altro incarico.
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