Brasile, Cesare Battisti arrestato e scarcerato dopo sette ore. Il suo legale: “Il caso è stato risolto con celerità e giustizia è stata fatta”
Doppia svolta, tra giovedì e venerdì, nel caso di Cesare Battisti. L’ex terrorista è stato arrestato giovedì ne tardo pomeriggio nella cittadina brasiliana di Embu das Artes, nello stato di San Paolo, e poi trasferito nel carcere della capitale dello stato medesimo. Ma l’arresto, disposto dalle autorità «a compimento di un ordine di detenzione amministrativa per fini di espulsione» (emesso la scorsa settimana da un giudice di Brasilia), è durato poche ore. Poco dopo la mezzanotte di giovedì Battisti era di nuovo libero, rilasciato dopo l’accettazione del ricorso presentato dal suo legale brasiliano.
Ricorso accolto
«Il caso è stato risolto con celerità e giustizia è stata fatta», ha detto il legale di Battisti, che ha anche annunciato un’azione legale contro la giudice federale che aveva decretato l’espulsione del suo assistito: «Non compete ad un giudice di primo grado decidere sulla sua espulsione», ha sostenuto Tamasauskas. Al momento della liberazione con Battisti c’era anche Eduardo Suplicy, segretario municipale dei diritti umani di San Paolo. Battisti ha ricevuto un habeas corpus (il diritto di richiedere a un giudice l’emissione di un ordine, diretto a un’autorità pubblica che ha eseguito un arresto, per rendere ragione della detenzione di quella persona, ndr) da parte del giudice Cândido Ribeiro, presidente del Tribunal Regional Federal (TRF) della Prima regione.
Al momento dell’arresto Battisti era in compagnia della moglie e della figlia: non ha opposto resistenza e non è stato ammanettato. La giudice federale Adverci Rates aveva decretato l’espulsione di Battisti all’inizio di marzo, negandogli il rinnovo del permesso di soggiorno per essere entrato in Brasile con documenti falsi.
Verso la Francia o il Messico
Il 3 marzo scorso una sentenza di una giudice federale di Brasilia aveva stabilito che l’ex terrorista, condannato all’ergastolo in Italia per omicidio, venisse espulso dal Paese sudamericano, che nel 2009 gli aveva concesso lo status di prigioniero politico. Il tribunale federale ha deciso l’espulsione in relazione alla sua vicenda dei documenti falsi con la giustizia brasiliana. Di qui l’ipotesi di iniziare la procedura di espulsione verso la Francia o il Messico, i Paesi attraverso i quali Battisti passò dopo la fuga in Italia e prima di arrivare in Brasile. Bisogna però considerare che la «dottrina Mitterand», la politica relativa al diritto d’asilo in particolare dei ricercati della giustizia italiana negli anni di piombo in cambio della rinuncia alla violenza, grazie alla quale Battisti aveva potuto vivere in Francia dal 1990, ora non è più in vigore: il Consiglio di Stato, massimo organo giurisdizionale amministrativo e consultivo della Repubblica francese, ne ha negato nel 2004 ogni validità giuridica.
Il «no» dell’ex presidente Lula
Il magistrato non ha sollecitato l’estradizione nel Paese d’origine di Battisti per non opporsi alla decisione dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che nel 2010 aveva ordinato di non estradare l’ex terrorista. Battisti era stato arrestato nel 2007 a Rio de Janeiro, dopo essere rimasto nascosto tre anni, e giudicato dalla corte suprema brasiliana, che nel 2009 ha deciso la sua estradizione in Italia, assegnando però a Lula la responsabilità della decisione finale. Il rifiuto dell’estradizione, che ha causato tensioni diplomatiche con l’Italia ed è stato annunciato nell’ultimo giorno di mandato di Lula, è stato approvato nel 2011 dalla Corte costituzionale del Brasile.
Le condanne e l’evasione
Cesare Battisti è nato a Sermoneta, in provincia di Latina, il 18 dicembre 1954. Verso la fine degli anni 70, dopo essere già stato arrestato per oltraggio a pubblico ufficiale e per alcuni furti, entrò a far parte del gruppo Proletari armati per il comunismo (Pac) con cui compì numerose azioni di terrorismo, tra le quali i quattro omicidi per i quali è stato condannato (oltre che per sequestro di persona e per numerose rapine) in contumacia. Arrestato nel 1979, infatti, evase due anni dopo dal carcere di Frosinone per rifugiarsi in Francia.
Sarkozy
Dopo l’arresto e la liberazione, arriva un commento dell’ex presidente francese Sarkozy: «La questione dell’estradizione di Cesare Battisti riguarda anche la società italiana, che deve voltare la pagina di quegli anni terribili», ha detto ai microfoni di radio France Info. «Quello di Battisti è un caso doloroso, all’epoca dei fatti ero in carica. Tutto è legato a Francois Mitterrand, che in passato, ai tempi degli attentati, nei confronti anche di gente che aveva sangue sulle mani ma si era rifugiata in Francia, aveva promesso di non estradarli. Quella però – ha aggiunto Sarkozy – rimase una promessa, non si tradusse in fatti. Ciò fa sì che ci siano procedure giudiziarie che in Italia vanno avanti». Il 30 giugno 2004 la Francia concesse l’estradizione di Battisti in via definitiva alla quale non si oppose l’allora presidente Jacques Chirac. Il 21 agosto Battisti si rese irreperibile e fuggì in Brasile.
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