Tangentopoli delle Grandi Opere, spunta il nome di Lupi: suo figlio avrebbe ricevuto favori e un Rolex dal super dirigente Incalza
Il giorno dopo la Tangentopoli delle grandi opere, non si placa la bufera politica. Al centro del ciclone il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Suo figlio Luca, secondo i magistrati, avrebbe ricevuto favori (e un Rolex in regalo) dall’ex super dirigente dei lavori pubblici Ettore Incalza. Renzi è gelido sul tema ma critica a metà mattinata l’uscita dell’Associazione nazionale dei magistrati («lo Stato schiaffeggia i pm e dà carezze ai corrotti», dice Rodolfo Sabelli, presidente dell’Anm). Dura la replica del premier che, intervenendo alla cerimonia inaugurale dell’anno accademico della Scuola superiore della Polizia, dice: «È una frase falsa, ingiusta, fa male ma non per il governo di turno, per l’idea stessa delle istituzioni. Sostenere questo avendo responsabilità istituzionali o a nome di categorie, è triste». E conclude: «Questo governo intende combattere perché non si formi uno stato di polizia ma di pulizia in questo Paese».
I QUATTRO ARRESTI
In tutto sono 4 le persone che sono finite agli arresti: oltre a Incalza, in cella, c’è l’imprenditore Stefano Perotti; ai domiciliari Francesco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore del super-dirigente. In sintesi questa la tesi dell’accusa: Incalza individuava le grandi opere da finanziare, poi imponeva alle imprese vincitrici degli appalti il nome del direttore di lavori, tra i quali la linea C della metro di Milano e alcune tratte dell’Alta velocità e della Salerno-Reggio Calabria.
IL FIGLIO DI LUPI
Ma l’aspetto politicamente più rilevante riguarda il figlio del ministro, Luca Lupi. Il gip Angelo Pezzuti nell’ordinanza spiega che Perotti si è adoperato con un imprenditore indagato, il cognato Giorgio Mor, per farlo assumere. Dalle carte, però, emergono i dubbi di Mor e Perotti, che temono sia poco opportuno. C’è anche un’intercettazione in cui uno degli arrestati, Cavallo, «nell’accettare l’invito a casa che gli ha appena formulato il ministro Lupi per il compleanno della moglie – scrive il gip – accenna alla necessità di parlare con Luca Lupi “per definire le sue cose”». Lo stesso Cavallo fece confezionare da un sarto un vestito per Lupi, mentre i coniugi Perotti regalarono al figlio del ministro un Rolex del valore di 10.350 euro. «L’avesse regalato a me, non l’avrei accettato», dice oggi a Repubblica il ministro che però difende il figlio: «Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa».
L’OPPOSIZIONE ATTACCA, LUPI SI DIFENDE
Anche la Lega Nord si è aggiunta al fronte, ormai cospicuo – M5S, Sel e Verdi – di chi chiede un passo indietro Lupi. «Non mi dimetto», dice il ministro Maurizio Lupi. Che si difende dicendo di «non aver mai chiesto favori» per sé né per suo figlio. Già ieri aveva difesa l’operato di Incalza: «Il manager arrestato era una delle figure tecniche più autorevoli del Paese», dice il ministro. Ma nel governo è calato il gelo. Con Renzi che invece rivendica e ricorda ai suoi fedelissimi: «Ettore Incalza l’abbiamo pensionato noi».
L’ANM SULLE BARRICATE
«Uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità». Ma in Italia è accaduto il contrario: «I magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati». Così il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, commenta a Unomattina l’inchiesta di Firenze sulle tangenti sulle grandi opere.
Il riferimento di Sabelli è a una serie di interventi legislativi che avrebbero favorito i corrotti, a cominciare dall’epoca di Tangentopoli, per arrivare nel 2002 «alla depenalizzazione del falso in bilancio e nel 2005 alla riduzione della prescrizione». «Chi semina vento raccoglie tempesta», ha perciò concluso il presidente dell’Anm, che ha anche chiesto a «chi ha responsabilità della cosa pubblica» di dare «il buon esempio» perché nel Paese possa «diffondersi la cultura della legalità».
IL DDL ANTI-CORRUZIONE
E proprio ieri, con un tempismo notevole, l’emendamento sul falso in bilancio è arrivato in commissione Giustizia. Andrà all’esame con il ddl anti-corruzione. «C’è una buona notizia. Alleluja, alleluja!», ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso. Che un reato arrivi a «prescrizione nega la dignità allo Stato» ed è «inaccettabile prescrivere la corruzione: per questo stiamo intervenendo», ha detto oggi Renzi. Che ieri aveva commentato su Twitter l’intervento normativo: “Contro corruzione proposte governo: pene aumentate e prescrizione raddoppiata. E l’Autorità oggi è Legge con pres Cantone.”
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