Strage Germanwings, shock dei soccorritori: “Ci sono corpi dappertutto”. Trovata danneggiata la scatola nera dell’airbus
«Ci sono corpi dappertutto». Ogni speranza finisce con la voce di Christophe Castaner che esce a fatica dal trasmettitore nel piccolo ufficio del municipio. Il sindaco François Balique non si cura del silenzio che segue, ha bisogno di sapere per organizzare i soccorsi dal basso. Gli chiede ancora di dire cosa vede dal primo elicottero che si è alzato in volo sopra il Col de Mariaud. La parola che segue è «morceaux», pezzi, solamente pezzi, che viene ripetuta più volte, in modo ossessivo. Detriti, rottami, e corpi. Spiega, per favore, Christophe. «L’orrore, nient’altro».
Le Vernet è un villaggio arrampicato a metà della montagna, 150 abitanti, un posto di ristoro che fa anche da ufficio postale, bar e ristorante. Sono le undici del mattino quando Frederick Stephàne Delpays vede l’aereo che vola basso sopra la sua mandria di mucche nel pascolo d’alpeggio di Blegier.
«Non ho sentito nessun rumore, ho solo alzato gli occhi e l’ho visto che stava planando, con una traiettoria leggermente verso il basso. Non può salire, ho pensato, si va a schiantare». Lo segue con lo sguardo fino alla parete opposta della valle. Poi più niente. In quel momento il presidente dell’associazione cacciatori Richard Bertrand è nel giardino della sua casa nella parte alta del villaggio. Vede una colonna di fumo bianco e denso che si alza dalla montagna. «Non c’è stata esplosione, altrimenti l’avremmo sentita». All’inizio pensa ad alberi che bruciano, un incendio, anche se non è stagione. Rientra in casa. Dieci minuti dopo lo chiama Jean-Marie Michel, il messo comunale. Parla come fosse un telegramma. «Catastrofe. Morti. Tira fuori la jeep».
Il primo convoglio parte dall’unica piazza di Le Vernet
Sono tre vetture 4×4, altrimenti non si sale. L’unica pista accessibile è uno sterrato che si inerpica nei boschi, con una pendenza bestiale, è possibile salire solo con la prima marcia, ogni volta un colpo brusco per non tornare indietro. Sono quattro chilometri che vengono percorsi in 50 minuti, fino alla cresta della montagna. Poi bisogna scendere, percorrere un sentiero in diagonale che costeggia un villaggio abbandonato dalla Prima guerra mondiale. E infine si arriva a duecento metri dalla parete di roccia vulcanica. Adesso che sono passate quasi quattro ore, Jean-Marie Michel scaccia con un gesto del braccio il ricordo di quel che ha visto lassù. «Come una macchina lanciata a tutta velocità contro un muro» dice. In alto sulla roccia c’è un grosso segno nero. Ai suoi piedi, quel che resta dell’Airbus 320. Non c’è neve, non ci sono alberi. Solo pietra, in alto e in basso. Per dare la misura del detrito più grande indica la scrivania dell’ufficio. Il resto, lasciamo stare. «Impossibile distinguere le cose dagli umani». Ma si vede che non ha voglia di aggiungere altro.
Dieci chilometri più in basso, il campo da calcio di Seyne-des-Alpes diventa il parcheggio dei mezzi di soccorso. Arrivano i pompieri, la Protezione civile, oltre trecento uomini. Ci sono anche una decina di ambulanze, giunte dall’ospedale di Digne les Baines. Ripartono quasi subito. «Nessuno riuscirà ad arrivare sul posto, neppure domani mattina» dice il sindaco. «Povera gente». Questa è zona di lupi, c’è in giro un branco che la scorsa settimana ha sbranato un intero gregge di pecore nel pascolo alle pendici del Col du Mariaud. «Penso alle famiglie che stanno arrivando, non dobbiamo permettere questo scempio».
Mentre la Francia si mobilita per un’operazione di soccorso dettata più dal dovere che dal senso di realtà, in questo paesino stretto tra due ali di roccia i soccorritori si aggirano disorientati chiedendo cosa possono fare per rendersi utili. Niente, non c’è più niente da fare, solo aspettare la luce dell’alba sperando che il tempo sia clemente. Alcuni vengono spediti alla scuola media di Saint Jean Monclar, l’unica struttura che può trasformarsi in camera mortuaria.
Chi resta quassù ha una sola preoccupazione reale, risparmiare alle famiglie delle vittime almeno la visione dei poveri resti dilaniati dagli animali. L’intero pomeriggio viene dedicato alla creazione di una pattuglia mista, gendarmi e guide locali, che deve riuscire ad arrivare sul posto prima che sia buio. Il sindaco Balique chiama il ministero dell’Interno a Parigi, viene girato al prefetto, che prima si mostra incredulo, poi cede all’esperienza dei locali. Alle sette di sera una spedizione si addentra nel bosco. Sono un centinaio di persone armate di fucili, precedute da enormi jeep cariche di legna. Intorno ai resti delle vittime vengono accesi decine di fuochi per tenere lontani i lupi. È l’unico modo per evitare di aggiungere orrore all’orrore.
Sono riprese all’alba le operazioni di recupero e le ricerche nell’area del disastro aereo nelle Alpi francesi, dove martedì un Airbus 320 di Germanwings – proveniente da Barcellona e diretto a Düsseldorf, è precipitato con a bordo 150 persone. Sono tutti morti. «La priorità è restituire corpi alle famiglie», ha detto un portavoce del ministero dell’Interno a Parigi. «Qualunque sia il tempo che ci vorrà, prenderemo il tempo necessario».
Ritrovata una scatola nera: «È danneggiata»
Sono attese oggi le prime risposte sulle cause dello schianto, ancora sconosciute. Prevista una conferenza stampa sul ritrovamento di una delle scatole nere, contenente le registrazioni delle conversazioni all’interno della cabina di pilotaggio . Secondo il ministro francese dell’Interno, Bernard Cazeneuve, sarebbe danneggiata. Aggiungendo che il governo francese sta indagando in tutte le direzioni per scoprire le cause del disastro: la pista terroristica non è esclusa ma al tempo stesso non è lo scenario più credibile.
Voli cancellati
All’indomani della tragedia che ha coinvolto il volo della compagnia tedesca Barcellona-Dusseldorf, Germanwings procederà oggi alla cancellazione di un volo mentre gli altri collegamenti verranno operati come da programma. Martedì la low cost di Lufthansa era stata costretta cancellare almeno 30 voli.
Hollande, Merkel e Rayoj sul luogo del disastro
Sul luogo della tragedia arriveranno intanto oggi il presidente franese Hollande, la cancelliera tedesca Merkel e il premier spagnolo Rayoj. Non si escludono anche vittime britanniche. Ieri sera sono arrivate anche le condoglianze del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
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