Disastro Germanwings, Lubitz nascose a tutti i suoi disturbi psichici: il giorno della strage per i medici non doveva essere a lavoro
Andreas Lubitz era malato, aveva disturbi psichici, depressione, attacchi di panico, ma soprattutto aveva paura di non poter più volare. Per questo consultava regolarmente i medici e per questo, altrettanto regolarmente, stracciava i certificati di malattia che avrebbero significato sospensione dal lavoro, forse per sempre.
Gli agenti tedeschi che hanno perquisito la sua casa a Düsseldorf, un appartamento in fondo a una strada senza uscita, alberata e silenziosa, ne hanno trovati svariati: certificati di malattia firmati da medici diversi ma che dicevano la stessa cosa: non può andare al lavoro. Nel suo caso: non può guidare un aereo.
SEGUITO DALL’OSPEDALE
L’ultimo certificato era per martedì 24 marzo: stracciato anche quello. Martedì mattina Andreas Lubitz è uscito di casa ed è andato a lavorare: prima Düsseldorf-Barcellona, poi Barcellona-Düsseldorf, il volo che ha fatto schiantare sulle Alpi. Impossibile sapere se avesse preso anche quella mattina le medicine prescritte dalle numerose prescrizioni mediche, ritrovate anche quelle con i certificati. Di sicuro continuava ad avere problemi. Secondo la stampa tedesca era regolarmente seguito all’Ospedale universitario di Düsseldorf. Per «depressione» ha scritto Tagesspiegel. L’ospedale non ha confermato la diagnosi, ma ha confermato che Andreas Lubitz era un paziente: la prima visita risaliva a febbraio, l’ultima al 10 marzo.
I DOCUMENTI RITROVATI
Ma le cure duravano da molto più tempo, secondo Bild. Era seguito anche da uno psichiatra della Renania: certificati con la sua firma sono stati ritrovati a casa di Lubitz. Secondo la stampa tedesca, il responso di questo medico – tenuto al segreto professionale – non avrebbe probabilmente più consentito a Lubitz di volare. I magistrati tedeschi hanno fatto sapere che «i documenti ritrovati al suo domicilio confortano la tesi secondo la quale Andreas Lubitz ha nascosto la malattia al suo datore di lavoro e al suo ambiente professionale».
Germanwings ha dichiarato ieri pomeriggio di non aver mai ricevuto da Lubitz nessun certificato di malattia. Ma i disturbi di Andreas non erano cominciati adesso. Nel 2008, quando aveva appena 21 anni, era stato costretto a interrompere la formazione di pilota alla scuola Lufthansa per «un importante episodio depressivo». Aveva dovuto smettere di frequentare i corsi per sei mesi, ma il trattamento – «psichiatrico» ha precisato Bild – era durato per un anno e mezzo. Alcuni compagni di corso hanno parlato di un «burn-out», di una situazione di forte stress. Il centro medico della Lufthansa contattato dalla stampa tedesca, ha confermato che Lubitz aveva sofferto di «attacchi di panico» ma che l’episodio era stato «decrescente».
Nel 2009, quando i medici avevano diagnosticato «l’uscita dall’episodio di profonda depressione» aveva potuto riprendere i corsi, ma non aveva smesso i trattamenti farmacologici, «un trattamento specifico e regolare» come ha scritto Bild che ha avuto accesso al suo dossier.
Al termine dello stage di volo al centro di formazione piloti Lufthansa di Phoenix, negli Stati Uniti, era stato perfino giudicato «non idoneo al volo». Un giudizio che non gli aveva alla fine impedito di ottenere il sospirato brevetto nel 2012. Sul suo dossier figurava tuttavia la menzione «SIC», ovvero: atto a pilotare, ma deve essere sottoposto a regolari controlli medici. Di controlli medici regolari però non ve n’è traccia. In base ai documenti che ha potuto consultare Bild, Lubitz è stato sottoposto a un solo test psicologico nel 2013, quello di routine per tutti i piloti neo assunti.
Ieri uno psicologo incaricato dagli inquirenti tedeschi ha recuperato e consultato l’intero dossier Lubitz in mano all’Autorità tedesca di supervisione del trasporto aereo, prima di trasmetterlo alla giustizia francese incaricata dell’inchiesta. Si aspettano anche i risultati dell’analisi del computer requisito nella casa dei genitori a Montabaur, dove Andreas continuava ad abitare soprattutto quando non lavorava.
LA SECONDA PERQUISIZIONE
Ieri in serata la polizia ha svolto una seconda perquisizione nella casa di Düsseldorf, uscendo con altri sacchi e scatole di documenti. Per ora nessuna lettera, nessun documento, nessun «testamento» è stato ritrovato tra le sue carte, né materiale politico o «indice di un contesto terroristico», come ha precisato il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière.
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