Turchia al buio, drammatico black out in 41 province. Il premier: possibile attacco terroristico. Rapito a Istanbul un giudice che aveva indagato sulla morte di un giovane attivista
La Turchia lotta per tornare alla normalità, dopo che oggi ha sperimentato il blackout più grande degli ultimi 15 anni. L’interruzione della fornitura di energia ha interessato 44 province su 81, inclusi i maggiori distretti industriali del Paese, che si sono trovati impotenti nel giro di pochi minuti. Milioni di persone sono rimaste senza corrente.
In tarda mattinata nella capitale Ankara e a Istanbul è ripresa la circolazione delle metropolitane e dei mezzi di superficie. La percentuale di popolazione di nuovo raggiunta dalla corrente è intorno ai 15%. Nelle zone più periferiche del Paese la situazione è ancora molto precaria e ci potrebbero volere parecchie ore prima di tornare alla normalità. Tutto è iniziato alle 10.36 turche, le 9,36 in Italia.
Le cause sono ancora ignote e si vagliano tutte le opzioni, anche quella di un attacco hacker al sistema che gestisce le reti di distribuzione elettrica. Il premier turco. Ahmet Davutoglu, non ha escluso l’ipotesi terrorismo fin dal primo minuto. «Abbiamo organizzato un tavolo di crisi – ha detto Davutoglu ai giornalisti -. Ci sono tutte le ipotesi sul tavolo non stiamo escludendo nulla e abbiamo già avviato le indagini, non escludiamo neanche il terrorismo».
Secondo i quotidiani, la causa dell’interruzione potrebbe un’esplosione nella provincia di Kocaeli, nella zona egea del Paese. Ma non è ancora stata diffusa nessuna conferma ufficiale e con il passare dei minuti sale anche la ridda di ipotesi e complotti. Intanto lo sgomento e la rabbia per quanto successo corre sui social. Su Twitter l’hashtag #buradaelektrikyok è diventato un top trend e nel Paese molti si chiedono come sia stato possibile un blackout di queste proporzioni in una nazione che da tempo è considerata una delle economie in ascesa più importanti a livello mondiale. ++
Non c’è pace oggi per la Turchia. Il Paese si stava lentamente riprendendo dal maxi black-out che l’ha colpita questa mattina, quando da Istanbul è arrivata la notizia più terribile di tutte. Un gruppo di terroristi, che secondo alcuni quotidiani potrebbero appartenere all’organizzazione comunista del DHKP-C ha preso in ostaggio nel suo studio in tribunale Mehmet Selim Kiraz. I terroristi sono entrati indisturbati in tribunale, eludendo tutti i controlli di sicurezza forse proprio grazie al black-out, e sono saliti al sesto piano del palazzo di giustizia di Caglaylan, dove si trovava l’ufficio di Kiraz.
ALMENO TRE MORTI
Non è un magistrato come tutti gli altri. Kiraz infatti è il titolare dell’inchiesta su Berkin Elvan, l’adolescente ucciso dalla polizia turca durante le proteste di Gezi Parki, mentre andava a prendere il pane. La sua morte, avvenuta ad appena 15 anni e dopo 169 giorni di coma, aveva colpito profondamente il Paese, che era tornato in piazza in massa per protestare contro il governo islamico-moderato allora guidato ancora da Recep Tayyip Erdogan. La zona attorno al tribunale di Caglaylan, considerato uno dei più grandi d’Europa, è completamente paralizzata. L’edificio è stato svuotato. Le forze all’interno del palazzo di Giustizia sono coordinate dall’unita antiterrorismo. Per il momento, stando a quello che scrive Cnnturk, il magistrato sarebbe ancora vivo e non ci sarebbe ancora stato un contatto con i terroristi. I morti negli scontri a fuoco sono almeno 3.
LE POLEMICHE
E oltre a quella della paura è giunta anche l’ora della polemica. Sembra infatti che almeno uno dei membri del commando fosse già noto alle autorità turche per le sue attività terroristiche. A questo va aggiunto che i terroristi hanno agito praticamente indisturbati in un momento in cui il Paese era particolarmente vulnerabile. Dal premier Davutoglu, impegnato a scoprire quali siano le cause del black-out, non si esclude anche l’attacco terroristico, non sono ancora giunte dichiarazioni sul sequestro di Kiraz.
LA SITUAZIONE DEL PAESE
La Turchia è da mesi al centro di una forte destabilizzazione, composta da diversi fattori, che vedono la deriva autoritaria del Presidente Recep Tayyip Erdogan da una parte e dall’altra la pressione derivante dalla crisi siriana, dalla lotta indipendentista di matrice curda e anche dal DHKP-C. A questo va aggiunta la presenza di Isis non solo al confine, ma anche infiltrata nelle maggiori città della Mezzaluna.
LA LEGGE CONTESTATA
Proprio la scorsa settimana, il parlamento di Ankara ha approvato una legge, vista con sospetto dall’opposizione e dall’Unione Europea, che conferisce ampi poteri alla polizia e alle autorità locali senza passare dalla magistratura. Un modo per contrastate una situazione rovente secondo l’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo che guida il Paese dal 2002. Una scusa per diminuire la libertà in un Paese dove già giornalisti e media sono sotto costante attacco da parte delle forze governative.
14,55 – Il padre di Elvan: «Nessuno morto in nome di mio figlio»
«Mio figlio è morto: che nessun altro muoia. Non si può lavare il sangue con altro sangue». Lo avrebbe detto il padre di Berkin Elvan, il ragazzo di 15 anni rimasto ucciso durante le manifestazioni di Gezi Park, in nome del quale il gruppo di estrema sinistra Dhkp-C ha sequestrato oggi un magistrato a Istanbul. A rivelarlo, su Twitter, il deputato turco Huseyin Aygun, che ha parlato al telefono con il padre del ragazzo. Lo riferisce la Bbc
14.05 -La polizia ha circondato i locali al sesto piano del palazzo di giustizia dove è tenuto in ostaggio il pm turco. Le forze speciali hanno preso posizione nell’edificio.
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