Giardiello tra separazioni e fallimenti societari. “Se non mi aveste fermato ero pronto a uccidere un altro”
Claudio Giardiello, l’autore della sparatoria avvenuta all’interno del tribunale di Milano, conclusa con la morte di tre persone, è nato a Benevento 57 anni fa. Residente fino al 2012 a Brugherio (Monza Brianza) e trasferito dopo la separazione dalla moglie a Garbagnate Milanese, ha fondato nel 1993 l’Immobiliare Magenta srl.
Proprio le vicende legate alla società, finita in fallimento nel 2008, sarebbe alla base del processo nel quale Giardiello era imputato. L’Immobiliare Magenta aveva anche due soci. Uno è Davide Limongelli, tra i feriti di questa mattina, il quale, secondo quanto emerge dai documenti contabili, prima del fallimento deteneva una quota pari al 30%. L’altro, è Giovanni Scarpa, proprietario del 15% del capitale societario.
Ai carabinieri che lo hanno arrestato, a Vimercate, ha detto che stava andando a cercare un’altra persona, che riteneva responsabile del fallimento della sua azienda, per ucciderla. Poi, ha accusato un malore ed è stato trasportato all’ospedale cittadino. Giunto al pronto soccorso, è stato sottoposto a interrogatorio di garanzia, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Il Tribunale mi ha rovinato, quel posto è l’origine di tutti i miei mali”: sono state queste le parole di Claudio Giardiello, l’autore della strage di ieri al palazzo di Giustizia di Milano dove sono morti il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e l’imprenditore Giorgio Erba. Tutta la responsabilità delle sue azioni, Giardiello le attribuisce ai giudici: “Odio i magistrati, è colpa loro. Con loro non parlo”. Ma ha cacciato anche l’avvocato d’ufficio: “Vada via, non la voglio qui”, gli ha detto. Ed è fissato per domani alle 9:30 nel carcere di San Quirico di Monza, l’interrogatorio di garanzia. Giardiello sarà ascoltato dal gip Patrizia Gallucci, che ha ricevuto dal pubblico ministero, Franca Macchia, la richiesta di convalida.
Nessun controllo. “Sono uscito tranquillamente dal tribunale”, ha dichiarato Giardiello, stando a quanto messo a verbale al momento dell’arresto. L’uomo ha detto anche di essere entrato nell’edificio dal varco riservato agli avvocati senza mostrare alcun tesserino. “Quando ho superato il varco ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio… “.
Voleva uccidere ancora. Agli investigatori che lo hanno interrogato, ha detto anche di essersi “fermato a Vimercate per prendere un caffè e fumare una sigaretta”. Poi ha aggiunto: “Meno male che mi avete fermato, stavo andando ad uccidere un altro coimputato nella vicenda che non era in tribunale”.
Al momento nessun rilievo penale. Non sono emersi, al momento, stando a quanto si apprende da ambienti giudiziari, rilievi penali dai primi accertamenti degli inquirenti sul sistema di sicurezza del Palazzo di Giustizia di Milano che ieri, giorno della strage in Tribunale, per dirla con le parole dei vertici degli uffici, ha presentato “una evidente falla”.
Ipotesi di strage. Non è escluso che la Procura di Monza ipotizzi il reato di strage nei confronti di Giardiello. Al momento l’imputazione è per omicidio plurimo premeditato e tentato omicidio nei confronti dei feriti. Bisognerà capire, però, sulla scorta degli accertamenti, se Giardiello, dopo aver ucciso il coimputato Giorgio Erba, il testimone Lorenzo Claris Appiani e il giudice Fernando Ciampi, abbia poi sparato all’impazzata ferendo altre persone.
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