Atene in crisi di liquidità spaventa le borse, il rischio default fa volare lo spread. Torna l’ipotesi di uscita dall’Euro
Ancora una seduta in forte calo per gli indici azionari del Vecchio Continente, che hanno messo a segno la peggiore performance degli ultimi tre mesi. Pesano i timori su Atene che ormai è in una tale crisi di liquidità da rischiare di non arrivare alla fine del mese. Il rischio di un mancato accordo entro il 24 aprile alimenta le paure di un default tecnico e zavorra i listini con Francoforte che cede il 2,58%, Madrid segna -2,17%, Parigi -1,55%, Londra -0,93%. L’indice Ase di Atene lascia sul terremo il 3%. Pesanti anche Lisbona che perde il 2,26%, Amsterdam -1,85%, Bruxelles -1,92%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi chiude a 139 punti base con un rendimento dell’1,47%
In realtà, “il mercato sta tentando di dare seguito a una correzione più decisa, dopo il forte rally in atto da inizio anno” commenta Vincenzo Longo di Ig. “Viste le performance importanti realizzate da molti indici europei, crediamo che i cali possano durare ancora qualche settimana, prima che il trend riparta. Non dovremmo essere sorpresi né dell’intensità dei cali né dalla rapidità con cui si realizzano. È possibile che la discesa possa riportare le quotazioni degli indici verso i minimi di marzo, vale a dire un calo del 5-6% dai livelli attuali. Chiave saranno le prossime due settimane, dove il tema Grecia e i dati Usa saranno sotto osservazione del mercato. Il 29 aprile sarà una seduta chiave, visto che ci saranno sia il meeting Fed che la prima stima del Pil Usa del primo trimestre”.
“Un certo peso sulle vendite di oggi potrebbe averlo avuto – aggiunge Longo – anche la decisione dell’autorità di vigilanza cinese, Securities Association of China, di permettere ai fondi di prestare azioni agli investitori per fare short selling”
Tra le blue chips di Piazza Affari forti vendite sul settore bancario con Mps che perde il 4,56%, all’indomani dell’assemblea che con il voto favorevole del 97,40% degli azionisti presenti ha approvato la proposta del consiglio di amministrazione della banca di un aumento del capitale sociale per un importo massimo complessivo di 3 miliardi. Bper segna -4,19%, Ubi Banca -4%, Intesa Sanpaolo -3,68%, Bpm -3,61%, Unicredit -3,54%, Mediobanca -3,12%, banco Popolare -2,73%.
La peggiore del Ftse Mib è Azimut che cede il 4,61%. Di poco ma positiva Pirelli che termina la giornata in rialzo dello 0,2% a 15,36 euro. Fca chiude con una flessione dello 0,99%. Ieri l’assemblea degli azionisti, la prima che si è tenuta ad Amsterdam, ha segnato una svolta nei rapporti tra l’azienda e il sindacato con i dipendenti che parteciperanno degli utili del gruppo. Fca ha confermato gli obiettivi finanziari 2015 e punta nell’anno a consegne tra i 4,8 milioni e 5 milioni di unità, ricavi netti intorno ai 108 miliardi di euro e un utile netto tra 1 e 1,2 miliardi di euro.
In calo più moderato gli energetici con Eni che cede il 2,2%, Tenaris -1,08%, Saipem -0,93%. Tra le valute, il cambio euro su dollaro è risalito sino a 1,085, “ai massimi da oltre una settimana, questa mattina. Nel pomeriggio il biglietto verde ha recuperato un po’ di terreno in scia ai dati superiori alle attese sul fronte dell’inflazione core di marzo negli Usa. Intanto – evidenzia ancora Longo di Ig – si è confermata valida la correlazione inversa tra le borse europee e il cambio euro/dollaro. Il cross più importante del mondo mette nuovamente nel mirino area 1,105, il cui superamento permetterebbe di aprire a una fase di consolidamento intorno a 1,15 almeno per tutta l’estate”.
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