Italicum, via libera della Commissione. Ora lo scontro in Aula il 27 aprile. Boschi: “No al voto segreto. La battaglia ora a viso aperto”
Lo scontro sull’Italicum si sposta nell’emiciclo di Montecitorio. Sul provvedimento, che approderà in aula il 27 aprile, si allunga l’ombra del voto segreto annunciato da Forza Italia, mentre il governo non esclude il ricorso alla fiducia. A meno che non intervenga una ricomposizione interna al Pd dopo la frattura tra minoranza e maggioranza generata dalla sostituzione di dieci esponenti dem in commissione, il percorso per la legge elettorale si preannuncia in salita.
Nel pomeriggio la commissione Affari costituzionali della Camera ha votato all’unanimità, ma senza le opposizioni, il mandato ai relatori: il presidente Francesco Paolo Sisto (Fi) e Gennaro Migliore del Pd. La ministra delle Riforme Maria Elena Boschi si è appellata a tutti i partiti perchè decidano di andare al confronto in aula rinunciando al voto segreto: “penso che le battaglie si debbano condurre a viso aperto. E e mi auguro che l’opposizione partecipi ai lavori, anche perché uno dei relatori, il presidente Sisto, è di Forza Italia e perchè Forza Italia ha già votato la riforma al Senato”.
Si vedrà nei prossimi giorni se sarà possibile rasserenare il clima. Molto dipenderà anche dalle ipotesi che il governo avanzerà sulle possibili modifiche alla riforma costituzionale, soprattutto sulla composizione del futuro Senato. Il problema è capire se la maggioranza potrà essere credibile, dice qualche esponente della minoranza Pd, memore di quanto già accaduto in altre occasioni.
Sul fronte forzista, dopo gli attacchi del capogruppo alla Camera Renato Brunetta arriva la bordata di Silvio Berlusconi che avrebbe definito “autoritaria” la legge, come viene riferito da alcuni partecipanti all’incontro tra il leader e i deputati. E Renzi, avrebbe aggiunto Berlusconi, sarebbe “malato di bulimia di potere”. I gruppi di opposizione e la minoranza Pd, comunque, sono pronti a ripresentare gli emendamenti che non hanno potuto presentare in commissione perché decaduti dopo la decisione di abbandonare i lavori. I nodi da sciogliere sono sempre gli stessi: i capilista bloccati, il premio di maggioranza, che così come è concepito oggi è ritenuto “squilibrato” rispetto al consenso ottenuto dagli elettori, e gli apparentamenti al ballottaggio, oggi esclusi.
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