Gran Bretagna, dopo la vittoria travolgente di Cameron, pioggia di dimissioni: Miliband, Farage e Clagg escono di scena. Il premier: ora referendum sulla Ue
Trionfo per i Conservatori di David Cameron nelle elezioni in Gran Bretagna. Ai Tories sono andati in tutto ben 331 seggi (+24 seggi rispetto al 2010), mentre i Laburisti si fermano a 232 seggi (-26). Un risultato che ribalta i sondaggi degli ultimi giorni che fotografavano una situazione di quasi assoluta parità tra i due partiti maggiori in termini percentuali. Tracollo per i Liberaldemocratici che conquistano appena 8 seggi, mentre gli scozzesi del Snp passano da 6 a 56 seggi. L’Ukip ottiene un solo seggio contro i 2 della passata legislatura.
Intorno alle 13.30 il premier conservatore è arrivato a Buckingham Palace per incontrare la regina Elisabetta e avviare l’iter per la formalizzazione del suo secondo mandato come primo ministro prima della formazione di un nuovo governo. “Credo fermamente che ci troviamo sul punto di realizzare qualcosa di speciale per il nostro Paese”, ha detto Cameron dopo essere rientrato a Downing Street. “Ho sempre creduto di dover governare con rispetto”, ha aggiunto il premier, impegnandosi a proseguire nel percorso di devolution per la Scozia, il Galles e l’Irlanda del Nord, sul quale “tutti i partiti” si erano espressi a favore nel precedente Parlamento.
Nel breve discorso Cameron ha confermato anche l’intenzione di voler indire un referendum sulla permanenza del Regno Unito nella Ue. “Faremo il referendum sul nostro futuro in Europa”, ha detto riferendosi probabilmente al progetto iniziale di convocare la consultazione nel 2017.
Precedentemente Cameron aveva detto di sperare di governare per tutto il Regno Unito. “E’ stata la vittoria più dolce di tutte”, il primo commento del leader conservatore allo staff e agli attivisti del suo partito. Il premier ha poi sottolineato: “Hanno sbagliato i sondaggi ed hanno sbagliato gli opinionisti”. Il Partito Conservatore costruirà sulle “fondamenta” della sicurezza economica nei prossimi cinque anni. La Gran Bretagna, ha aggiunto, “deve tenere” il referendum promesso sull’adesione all’Unione europea e “voglio fare in modo che ci siano buone scuole per tutti i nostri figli, indipendentemente dal luogo in cui vivono o dal loro retroterra”. Il premier ha poi ricordato di volere “governare per tutti” e di “portare il nostro Paese insieme, il nostro Regno Unito insieme attuando il più rapidamente possibile la devolution che abbiamo promesso, concordata con altri Paesi, sia per il Galles che per la Scozia”.
Miliband: responsabilità solo mia – Ha invece sofferto una “notte difficile e deludente” il leader britannico dei Laburisti, Ed Miliband che si è assunto la piena responsabilità per la sconfitta laburista e si è dimesso dalla guida del Partito, invocando “una nuova leadership”. “Non è questo il discorso che avrei voluto pronunciare”, ha detto Miliband all’inizio del suo intervento davanti allo staff e ai militanti laburisti nella sede londinese del partito, dicendosi dispiaciuto per i colleghi che avevano perso il proprio seggio parlamentare. “La Gran Bretagna -ha detto – ha bisogno di un Partito laburista forte ed è giunto il momento che qualcun altro ne assuma la leadership”. Ora, ha aggiunto, è necessario un “dibattito aperto e onesto, senza ipocrisie” sul futuro del partito”. Poi, in un passaggio sottolineato dagli applausi e dalle urla di incoraggiamento dei militanti, Miliband ha cercato di rincuorare i presenti affermando, “ci siamo rialzati in passato e lo faremo ancora in futuro”.
Farage fuori da Parlamento si dimette – Il leader dell’Ukip Nigel Farage ha annunciato le sue dimissioni dopo la sconfitta nel collegio di South Thanet, conquistato dal candidato conservatore Craig MacKinlay. A Farage sono andati 16.026 voti, contro i 18.838 di MacKinlay. . “Una parte di me -ha detto- è delusa, l’altra è più felice di quanto non mi sia sentito da molti, molti anni”. Il leader dell’Ukip ha criticato il sistema elettorale britannico che ha assegnato in Scozia quasi la totalità dei seggi all’Snp che ha ottenuto il 50% dei voti in quell’unica regione, lasciando invece al suo partito, terza forza politica a livello nazionale con tre milioni di voti, un solo seggio a Westminster. “Serve un’autentica e radicale riforma della politica”, ha detto Farage.
Lascia anche Clegg – “Mi aspettavo che queste elezioni fossero eccezionalmente difficili per i Libdem”, ha dichiarato Clegg. Ma, ha aggiunto, “evidentemente i risultati sono stati incommensurabilmente più devastanti e crudeli di quanto avrei mai potuto immaginare”.
Sturgeon, non chiederemo un altro referendum – Le elezioni politiche non sono state un voto per l’indipendenza scozzese e l’eccellente risultato dello Scottish National Party non spingerà il partito a chiedere un altro referendum. Lo ha ribadito la leader dell’Snp Nicola Sturgeon, affermando di essere già stata al riguardo “molto, molto chiara durante la campagna elettorale” e di “non volersi rimangiare la parola”. La Sturgeon, trionfatrice della notte elettorale, ha poi confessato alla Bbc di essere stata fiduciosa sul risultato, “ma di non avere mai immaginato 56 seggi”. Quanto al tracollo dei Laburisti in Scozia, per la Sturgeon la colpa non può essere attribuita all’Snp, ma all’incapacità del Labour di battere i Conservatori.
Scozia elegge la più giovane parlamentare dal 1667 – Ha 20 anni la più giovane candidata eletta al parlamento britannico dal 1667: Mhairi Black, esponente del SNP, il partito nazionalista scozzese, ha avuto la meglio sull’esponente laburista Douglas Alexander nel collegio di Paisley and Renfrewshire.
Dopo 7 anni Boris Johnson torna in Parlamento – Il sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, torna in Parlamento dopo sette anni di assenza. Prima delle elezioni di ieri, Johnson, che si è aggiudicato il seggio di Uxbridge e South Ruislip, aveva spiegato di volere coniugare i suoi compiti di sindaco e membro del Parlamento per il prossimo anno. Visto da alcuni come il prossimo leader dei Conservatori, Johnson era stato in Parlamento dal 2001 al 2008.
La reazione Ue – Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si congratula con leader conservatore britannico, David Cameron, per il successo alle elezioni di ieri. La Commissione, ha spiegato il portavoce di Juncker, “è pronta a lavorare costruttivamente con il nuovo governo britannico” ed esaminerà ogni richiesta del Regno Unito di modificare le relazioni con la Ue “in maniera amichevole e oggettiva”, ma senza modificare i Trattati.
I numeri – Ai Tories sono andati in tutto ben 331 seggi (+24 seggi rispetto al 2010) con una percentuale di voto a livello nazionale del 36,9% (+0,8%). I Laburisti hanno ottenuto solamente 232 seggi (-26), pur vedendo aumentare lievemente (+1,5%) le proprie percentuali di voto al 30,4%. I voti per i Conservatori sono stati 11.334.920, circa due milioni in più rispetto ai 9.344.328 dei Laburisti. Il risultato definitivo dell’affluenza è del 66,1% degli aventi diritto. Il terzo partito a Westminster in termini di seggi è l’Snp, che ha ottenuto 56 deputati (+50), con il 4,7% (+3,1%) dei voti concentrati nella sola Scozia, pari a 1.454.436 votanti, circa la metà dell’elettorato scozzese. A livello nazionale la terza forza politica è invece l’Ukip con il 12,6% (+9,5%), pari a 3.881.129 voti, che tradotti in seggi hanno prodotto un unico deputato. L’Ukip, che per la prima volta riesce ad entrare a Westminster in occasione di un’elezione generale, compie comunque un passo indietro rispetto alla precedente legislatura dove, a seguito di due elezioni suppletive, era riuscito a conquistare due deputati. I risultati finali ribadiscono il tracollo dei Liberal democratici che ottengono appena 8 seggi (-49), con il 7,9% (-15,2%) dei consensi a livello nazionale, pari a 2.415.888 voti. Infine, a livello nazionale, i Verdi si sono aggiudicati un seggio, con il 3,8% dei consensi (+2,8%), pari a 1.157.613 voti.
L’analista di Open Europe – David Cameron ha trionfato alle elezioni in Gran Bretagna perché “i dati economici sono dalla sua parte” e la sua vittoria è positiva per l’Europa, perché accresce le possibilità di una permanenza di Londra nell’Ue. E’ l’analisi, all’indomani del voto dal quale il leader conservatore è uscito forte di un successo totalmente imprevisto, fatta da Vincenzo Scarpetta, analista politico del think tank “Open Europe” con sedi a Londra e Bruxelles.
“Potrà sembrare paradossale, ma io credo che il suo successo sia positivo per l’Unione Europea”, dice Scarpetta all’Adnkronos, ricostruendo le ragioni dell’ingresso dl Regno Unito nel club europeo. “Negli anni Settanta Londra entrò al termine di un ragionamento esclusivamente di carattere economico, l’elemento emotivo, quello della pace dopo la Seconda guerra mondiale, manca del tutto – ricorda – per cui l’Europa viene vista come eccessivamente invadente e distante. Ma non è che se avessero vinto i laburisti, le cose sarebbero state diverse, non è che i britannici sarebbero diventati eurofederalisti”.
Anzi, prosegue l’analista nel suo ragionamento, “paradossalmente se avesse vinto il Labour sarebbe stato peggio, perché il problema del rapporto tra Londra e Bruxelles sarebbe stato solo rinviato: entro i prossimi cinque anni, la probabilità di un’uscita sarebbe stata più bassa, perché non avrebbero fatto il referendum, ma tra dieci sarebbe stata più alta, perché le riforme non si sarebbero fatte con la stessa forza con cui adesso può avviarle Cameron. Che, se avesse perso le elezioni, si sarebbe dimesso e sarebbe probabilmente stato sostituito da un leader conservatore più euroscettico”.
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