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Lavoro, nel 2015 registrati oltre 203 mila contratti a tempo indeterminato. Renzi: “La macchina è ripartita”

Lavoro, nel 2015 registrati oltre 203 mila contratti a tempo indeterminato. Renzi: “La macchina è ripartita”

La possibilità di tagliare i contributi da versare per i lavoratori, per tre anni, ha spinto le assunzioni a tempo indeterminato e le conversioni dei contratti nel corso del primo trimestre 2015. La conferma arriva dall’Inps, secondo il quale nei primi tre mesi del 2015 sono stati quasi 268mila i rapporti di lavoro instaurati con l’esonero contributivo fino a 8.060 euro previsto dalla legge di Stabilità. L’ammontare dell’esonero per le imprese è di 155 milioni di euro.

Notizie positive, dunque, che il premier Matteo Renzi commenta sulla sua pagina Facebook: “I dati ci dicono che la strada da percorrere è ancora lunga, ma la macchina finalmente è ripartita: dopo cinque anni di crollo costante, tornano a crescere gli occupati”. Ma la lettura dei sindacati è un’altra.

“Non ci troviamo di fronte ad una vera svolta, ma ad un grande regalo alle imprese e a meno diritti per i lavoratori”, commenta Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil: “Il saldo netto non è una ‘vera svolta’, considerando anche che i dati si riferiscono ai mesi in cui ha vigenza l’esonero contributivo della legge di stabilità e non il Jobs act”. Per la segretaria della Cgil, “non occorreva, non occorreva, dunque, cancellare diritti per far aumentare il tempo indeterminato” e le domande da porsi sono: “se basteranno i soldi e se le imprese che beneficiano di questo ‘doping’ renderanno veramente stabili questi rapporti di lavoro o se finito l’incentivo torneranno a licenziare, visto che il governo non ha reso selettivi gli incentivi. La Cgil – conclude Sorrentino – aveva chiesto da subito che gli incentivi fossero condizionati all’occupazione aggiuntiva, mentre vediamo che la maggioranza sono trasformazioni. Il governo corregga l’errore nella legge di stabilità 2015″.

Anche la Uil non vede tutto rosa: “Nelle oscillazioni continue di cifre e percentuali, oggi è il giorno dell’ottimismo – dice il segretario generale Carmelo Barbagallo – . Se i dati odierni sull’occupazione fossero confermati pure dall’Istat, anche noi ne saremmo contenti. Certamente, la trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato è un fatto positivo per i diretti interessati, ma questo percorso è stato costruito con una riduzione delle tutele a carico degli stessi soggetti coinvolti. Noi ci proponiamo di utilizzare i prossimi rinnovi contrattuali per attenuare questo rapporto di forza favorevole, ora, solo agli imprenditori. Continuiamo a pensare – conclude Barbagallo – che per invertire la tendenza della crisi ancora in atto, bisogna fare investimenti pubblici e privati e restituire potere d’acquisto ai lavoratori, con i contratti, e ai pensionati, con la rivalutazione delle pensioni utilizzando positivamente la sentenza della corte costituzionale”.

Positivo invece il giudizio di Anna Maria Furlan, segretario generale della Cisl: “I dati dell’ Inps sono assolutamente positivi e devono essere valorizzati. Questo è un valore aggiunto al lavoro – ha detto ai microfoni di Zapping su Radio Uno – . Per la prima volta nella storia in questo Paese assumere a tempo indeterminato nelle imprese costa meno di un contratto a tempo determinato. Per questo noi della Cisl abbiamo chiesto che anche per il 2016 siano garantite le risorse per questo. Abbiamo 3,5 milioni di disoccupati. Quindi, oltre a stabilizzare il lavoro precario, dobbiamo anche far ripartire l’economia del paese per tutti quei disoccupati”.

Al di là dell’agevolazione, dalle tabelle pubblicate dall’Istituto nazionale di previdenza si vede che, tra gennaio e marzo, sono stati attivati 1,33 milioni di nuovi contratti di lavoro, di cui 470mila sono a tempo indeterminato: il 24% in più del 2014. A questi, si aggiungono 149mila contratti a termine o apprendistati che sono stati trasformati in tempi indeterminati. Considerando che le cessazioni sono 1,01 milioni, il saldo positivo (nuovi contratti-cessazioni) dei rapporti di lavoro del primo trimestre dell’anno arriva a 319mila unità, un balzo del 138,3% rispetto allo stesso periodo del 2014.

Uno spaccato ulteriore permette di dire che i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono cresciuti di 203mila unità nel primo trimestre: è il risultato della somma di nuovi rapporti ‘stabili’ più le trasformazioni di rapporti a termine e apprendisti, meno le cessazioni. La quota di assunzioni con rapporti stabili è passata dal 36,61% del primo trimestre del 2014 al 41,84% del primo trimestre del 2015. In particolare, nel corso del mese di marzo 2015 la quota di nuovi rapporti stabili ha raggiunto la misura del 48,2%.

“Mi colpisce – ha commentato di nuovo Renzi sul social network – che ci sia chi dice: ‘beh pero’ una parte non sono nuovi contratti, ma regolarizzazioni e stabilizzazionI’: fa sorridere! era infatti proprio quello che volevamo. Non è la stessa cosa per un precario vedere trasformato il proprio contratto a tutele crescenti: è una svolta per la vita di tanti ragazzi della nostra generazione. Perché significa un mutuo, le ferie, la maternità. Naturalmente c’è ancora molto lavoro da fare. Ma grazie all’impegno di tutti e di ciascuno – ha concluso – l’Italia ce la farà”.

“Nel primo trimestre 2015 aumentano”, dice di nuovo l’Inps, “rispetto al corrispondente periodo del 2014, le assunzioni a tempo indeterminato (+91.277), mentre diminuiscono i contratti a termine (-32.117) e le assunzioni in apprendistato (-9.188). Nel periodo considerato l’aumento complessivo delle nuove assunzioni è di 49.972 unità. Nello stesso periodo diminuiscono di 135.684 unità le cessazioni di rapporti di lavoro, per cui il saldo netto dei rapporti di lavoro è pari a 185.656 unità”.

Sul complesso delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel corso del mese di marzo 2015, oltre il 57% fruisce dell’esonero contributivo triennale introdotto dalla legge di Stabilità 2015, che ha previsto la decontribuzione fino a circa 8mila euro. Nel periodo gennaio-marzo 2015, le cessazioni a tempo indeterminato sono state 382.157, il 7,6% in meno rispetto al primo trimestre del 2014, quando erano state 413.568. Sommate a quelle degli apprendisti e dei rapporti a termine, il numero delle cessazioni rilevate nel primo trimestre 2015 è di 1.012.389, l’11,8% in meno rispetto allo stesso periodo del 2014, quando erano state 1.148.073.