Nodo pensioni, il Consiglio dei ministri approva il decreto sui rimborsi: “bonus” da 278 a 750 euro secondo le fasce di reddito per 3,7 milioni di pensionati
Dopo un’ora e mezzo di riunione, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che affronta il nodo delle pensioni, dopo la sentenza della Consulta sul mancato adeguamento dei trattamenti previdenziali al costo della vita, deciso dall’esecutivo Monti con il decreto Salva Italia per il biennio 2012-2013. L’annuncio è stato dato direttamente dal premier, Matteo Renzi, che in conferenza stampa ha spiegato che “si tratta di 2 miliardi e 180 milioni, che verranno ricevuti da 3,7 milioni di pensionati il 1° agosto”. La copertura arriverà in larga parte dall’uso del ‘tesoretto’ contenuto nel Def: risorse aggiuntive determinate dallo scarto tra deficit programmatico (2,6 per cento) e tendenziale (2,5 per cento del Pil).
Come da attese, si tratta di una forma di “bonus” una tantum. La platea definita dall’esecutivo esclude “circa 650mila pensionati” di quelli che teoricamente potevano accedere al rimborso, in particolare “quelli sopra i 3mila e 200 euro lordi di pensione” al mese. Per il presidente del Consiglio, il decreto è “un segnale alle istituzioni e ai mercati internazionali che non c’è nessuna tensione preelettorale che ci fa essere timidi rispetto alla realtà”. Renzi, in tema di pensioni, ha annunciato altre novità in arrivo con la legge di Stabilità: “Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido”, ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e “dare un pò più di spazio” a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell’assegno.
Quanto al meccanismo di rimborso e indicizzazione, si conferma l’impianto a scalare con il crescere del reddito pensionistico. In particolare, ha spiegato ancora Renzi, il bonus ‘una tantum’ sarà di 750 euro per i pensionati con assegni da 1.700 euro lordi, di 450 euro per quelli da 2.200 euro, infine di 278 euro per quelli da 2.700 euro. Le stesse fasce sono poi oggetto di una re-indicizzazione dal 2016, anche in questo caso con livelli differenziati. Al rimborso, cioè, si sommano incrementi permanenti degli assegni, che a questo punto vengono rivalutati in base al costo della vita. “Chi prende una pensione di 1.700 euro lordi avrà una rivalutazione di 180 euro all’anno. Chi prende 2.200 euro avrà una rivalutazione di 99 euro. Per chi prende 2.700 euro di pensione, sarà di 60 euro l’anno”, ha spiegato Renzi. Su quest’ultimo punto, ha poi precisato il titolare del Tesoro, Pier Carlo Padoan: “A partire dal 2016 sarà introdotto un meccanismo di indicizzazione rispetto agli anni precedenti così che i principi della norma della Consulta – adeguatezza, gradualità e proporzionalità – siano rispettati”.
Come emerso dalle intenzioni delle ultime settimane, la soluzione di un rimborso ‘una tantum’ e a una platea limitata, permetterà al Tesoro di limitare l’impatto sui conti pubblici e di rispettare i parametri europei, con il deficit previsto al 2,6 per cento del Pil nel 2015. Prima del Cdm, la Cgia, notava che in questo modo si rimborserà poco più dell’11% dell’ammontare potenziale, che sarebbe arrivato a 18 miliardi di euro. In tal caso, però, il deficit sarebbe arrivato al 3,6% del Pil, come ha precisato Padoan, con la conseguenza di perdere la flessibilità Ue e di finire sotto procedura d’infrazione.
Sul dibattito è intervenuto Silvio Berlusconi. “L’iniziativa di Renzi è assolutamente inaccettabile. La sentenza della Consulta – ha osservato l’ex Cavaliere – è stata chiara: bisogna restituire a tutti i pensionati quello che è stato loro tolto e che la Corte ha giudicato non corretto”. Il Codacons ha già annunciato nuovi ricorsi, ma Padoan ha frenato la questione sul nascere: “Dovranno tenere conto che con questo decreto le cose sono cambiate”.
Sul tavolo del Cdm è andato anche l’avvio del pagamento delle pensioni dal 1° del mese, a cominciare da giugno. Altre novità sono state annunciate dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: “Un miliardo di euro va al fondo sociale
per l’occupazione per finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga 2015″, ha spiegato sottolineando che viene “spostato dal Jobs act”. A questo si aggiungono “70 milioni per il rifinanziamento dei contratti di solidarietà”.
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