Elezioni, sconfitta bruciante per il Pd. Perse Venezia e Arezzo, storiche piazze “rosse”. Cacciari: “Casson candidato sbagliato”. Bene i 5 Stelle
La sconfitta per il Pd e per Renzi e’ arrivata e anche sonora.Venezia al centrodestra dopo oltre venti anni di sindaci di sinistra: una batosta per il candidato Felice Casson, ex magistrato, oggi esponente della minoranza interna al Pd. Per non parlare di Arezzo, città del ministro Maria Elena Boschi, che cede il passo ad Alessandro Ghinelli, eletto primo cittadino col sostegno di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia.
Un risultato, quello emerso dai ballottaggi delle amministrative, che finisce a vantaggio del centrodestra (più due Comuni – Fermo e Nuoro – che dal centrosinistra passano a due civiche) e che pesa come un macigno sui vertici del Partito democratico (il centrosinistra si consola con la riconquista di Trani e Mantova). Non bastasse, nel pomeriggio arriva un’altra tegola: ad Enna, unico capoluogo di provincia al voto in Sicilia, è stato eletto sindaco Maurizio Dipietro, sostenuto da quattro liste civiche, che ha riportato il 51,89% dei consensi (7.425 voti). Ha avuto la meglio sull’ex senatore Vladimiro Crisafulli del Pd, il ‘barone rosso di Enna’, dato per preferito alla vigilia delle elezioni, che si è fermato al 48,11% delle preferenze (6.885 voti).
A caldo, Crisafulli ha commentato: “La mia sconfitta rappresenta per il sindaco appena eletto la fine di un’era? Beh, può essere. Lo vedremo..”. Dipietro, vincitore, è a capo di una coalizione nella quale sono confluiti gli ex autonomisti del Mpa, diverse forze del centrodestra (ad esclusione del Ncd che sosteneva Crisafulli) e gruppi del centrosinistra riuniti sotto la sigla ‘Patto per Enna’. “C’è poco da commentare – prosegue Crisafulli – il dato elettorale parla chiaro: la coalizione si è unita con un unico denominatore, essere contro di noi”.
Numeri che vanno ad affiancarsi ai cinque ballottaggi del M5s che si sono trasformati in cinque vittorie: tra le realtà che i pentastellati si sono aggiudicati anche Augusta e Gela (feudo, quest’ultima, del governatore dem Rosario Crocetta).
Il premier Matteo Renzi è costretto ad ammettere con i suoi che si è trattato di “una sconfitta”. Sempre da Venezia, è Massimo Cacciari, per anni sindaco in Laguna, a definirlo “il perfetto suicidio” nato dall’errore sulla scelta della persona. “Ho predicato invano per un anno – dice Cacciari – che quella che si andava profilando era una candidatura rischiosa. Nulla da dire sulla figura di Casson – sottolinea -, persona onesta ma che non aveva la capacità intrinseca di intercettare voti. E nulla centra sul risultato lo scandalo Mose perché se l’elettorato avesse dovuto guardare a quello avremmo preso l’1% ad essere generosi. E’ stato sbagliato il candidato – ribadisce -, ho provato a dirlo a Felice e poi a tutti gli altri, ma non c’é stato verso”.
E mentre nel centrosinistra si discute sulle cause di questa nuova frenata, nel centrodestra Silvio Berlusconi esulta con i suoi: “Il vento sta cambiando”. E Angelino Alfano, leader di Ncd oltre che ministro dell’Interno, commenta ad Agorà: “Abbiamo fatto come accade in grandi democrazie occidentali dove si collabora col governo centrale per una emergenza (ad esempio Germania e Austria) e poi sul territorio si ritorna alla propria casa per organizzare, come noi vogliamo fare, un’area alternativa alla sinistra, ma certamente non sotto la Lega Nord. L’esperimento di Venezia dimostra che si può arrivare al ballottaggio senza il Carroccio di Matteo Salvini e poi è lui che si aggrega”.
Ma Salvini ci tiene a rivendicare il ruolo del suo partito e scrive su Twitter: “Bellissimi risultati per sindaci #Lega e sostenuti da Lega. Da oggi subito al lavoro: cambiare si può. #Renzi, stiamo arrivando”.
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