Di STEFANO MARINONE
18 Giugno, ore 13:28:40. Dopo la gran fatica di ieri,
i 20 km da Arzua a Pedrouzo sono una . . . passeggiata.
I piedi e le gambe volano. E anche il cuore e la testa.
Del cammino ricordo ventate di aria balsamica nei boschi di eucalipti
(ottima per chi a O Cebreiro ha smesso di fumare)
e la bella chiacchierata con un ragazzo coreano.
È venuto qui con la fidanzata.
Vuole riflettere sulla sua esistenza.
Si capisce che non sopporta lo stile di vita che gli viene imposto nel suo paese.
"Lavoro troppo, non ho tempo per vivere" dice.
Mi viene da pensare a come si sia trasformato il lavoro,
alla dignità del lavoro, alla dignità del lavoratore, a lavorare per vivere o vivere per lavorare.
Allo sfruttamento dei giovani laureati, allo sfruttamento dei giovani immigrati.
Alle ingiustizie sociali.
Al lavoro non più diritto ma ricatto.
Ha ragione il giovane coreano: è necessaria una rivoluzione per riconquistare
il diritto di vivere con dignità. Tutti, nessuno escluso.
E mi accorgo quanto il popolo del cammino ne sia consapevole.
La sera la via principale
è affollata come sempre dai camminatori. Ma questa è una sera speciale.
Domani in molti andranno direttamente a Santiago.
Altri, come noi, si fermeranno per raggiungere Santiago all'alba del giorno dopo.
C'è tanta allegria, c'è tanta commozione.
E, perdonatemi la retorica, gira tanto amore. È così!
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