Trattamenti da fame: quasi un pensionato su due non supera i 700 euro mensili. Per le donne ancora peggio
Sono 1,9 milioni i pensionati che percepiscono assegni medi mensili sotto i 300 euro, per l’esattezza 286,9 euro, mentre ammontano a 4,7 milioni quelli la cui pensione media non supera i 700 euro mensili. Complessivamente un ‘esercito’ di 6,6 milioni di persone, il 42,5% del totale, dunque, non arriva a 700 euro. I dati emergono dal Rapporto annuale Inps 2014.
Circa 3,6 milioni di pensionati, invece, stima ancora l’Inps, il 23,5% del totale, ricevono una prestazione compresa tra 1.000 e 1.500 euro assorbendo circa il 22% della spesa pensionistica annua (59 miliardi), mentre un ulteriore 17,2% di beneficiari (circa 2,7 milioni di pensionati) percepisce redditi compresi tra 1.500 e 2.000 euro mensili, pari al 22,2% della spesa totale.
E’ il 12,2% dei pensionati, circa 1,9 milioni, invece ad avere pensioni che oscillano tra i 2.000 e i 3.000 euro lordi assorbendo il 21,7% della spesa lorda complessiva, per un totale di oltre 58 miliardi di euro. Infine, sono 724.250 i soggetti, il 4,6% del totale dei pensionati Inps, a percepire pensioni oltre 3.000 euro mensili, per una media mensile di 4.336 euro lordi. Prestazioni queste che hanno un costo di 41 miliardi l’anno assorbendo il 15,2% della spesa totale.
La ‘parità’ di genere è lontana per le donne pensionate: la discontinuità della loro vita lavorativa infatti assegna una concentrazione maggiore nelle classi di importo più basso e una progressiva riduzione del loro peso al crescere dell’assegno: 3 pensioni su 4 sotto i 500 euro, il 62,6%, sono ‘rosa’ contro il 37,4% degli uomini, mentre solo 1 pensionato su 4 è donna oltre i 3000 euro. Anche fino a 1000 euro il 67,2% è donna contro il 32,8% degli uomini.
Tra i lavoratori pubblici sono i magistrati a percepire l’assegno previdenziale più alto: 9.573 euro lordi la pensione media mensile. Segue il Comparto Università con 3.565 euro medi mensili e le Forze Armate con oltre 3mila euro.
Un quarto della popolazione è povera – Stando al Rapporto dell’Inps, la crisi economica che dal 2008 ad oggi ha falcidiato il Paese ha lasciato dietro di sé una lunga scia di povertà aggravando e peggiorando le condizioni dei più deboli: in cinque anni la quota totale di persone povere è aumentata di 7 punti percentuali fino a raggiungere il 25% della popolazione, ovvero 15 milioni di persone.
Non solo. Il 10% più povero della popolazione ha sperimentato, tra il 2008 e il 2013, una contrazione reale del proprio reddito vicino al 30% mentre, nello stesso momento, la diseguaglianza dei redditi è cresciuta a tassi sostenuti, con un incremento dell’indice relativo pari al 39% tra il 2008 e il 2013 (da 0,21 nel 2008 a 0,32 nel 2013).
Un trend che si intreccia con l’andamento dell’occupazione, che ha lasciato sul terreno dal 2008 al 2014 circa 800mila posti di lavoro ma sopratutto con il “forte prolungato aumento della disoccupazione”. E’ tra i disoccupati dunque che il rischio di povertà è aumentato; soprattutto tra gli over 50 il cui numero dei senza lavoro è triplicato nell’arco di 6 anni.
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