Le intercettazioni che imbarazzano Renzi: “Letta non e’ cattivo non e’ capace”. L’inchiesta sulla Coop Concordia del 2014
Un’agenda telefonica fitta quella del generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi. Chiamava tutti, Matteo Renzi e Gianni Letta, Angelino Alfano e molti del “cerchio magico” del segretario Pd Matteo Renzi, da Luca Lotti a Dario Nardella e Marco Carrai. Con loro parlava della nomina del nuovo comandante generale della Finanza, un posto che voleva per sé.
Gennaio 2014, Renzi è da poco alla guida del Pd, a Palazzo Chigi siede Enrico Letta. In due mesi l’ex sindaco di Firenze lo sostituirà alla guida del governo. Su proposta del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, il 17 gennaio il generale Saverio Capolupo venne riconfermato alla guida della Guardia di finanza. Una nomina che fece andare su tutte le furie Adinolfi, come si legge nelle intercettazioni telefoniche relative all’inchiesta Cpl Concordia sulla metanizzazione dell’isola d’Ischia, coperte da omissis fino a marzo 2015, poi trasmesse dalla procura di Napoli per competenza a quella di Modena, inserite in “un’informativa – ha spiegato il procuratore aggiunto di Modena Lucia Musti – con intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale”. Pubblicate in parte ieri dal Fatto Quotidiano.
Il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, ha frattanto disposto verifiche sul caso. Adinolfi puntava chiaramente al vertice della Finanza: la sua posizione nell’inchiesta Cpl Concordia è stata archiviata. Il generale aveva costruito una rete trasversale, dal Pd fino a Forza Italia e Gianni Letta: “Allora mi vuoi ancora bene” dice Adinolfi a Letta che lo chiama a telefono il 13 dicembre 2013. E Letta risponde: “Io sempre te ne voglio”. Relazioni, contatti: proprio il 17 gennaio 2014, il generale invia un sms a Luca Lotti, allora capo di gabinetto di Renzi al Comune: “Veramente allucinante oggi il ministro Saccomanni ha portato in consiglio dei ministri sei mesi prima la nomina del nuovo comandante generale della Guardia di Finanza”, e poi aggiunge “Siamo tutti senza parole”. “Con nostra avversione” però, si affretta a far sapere Lotti.
Argomento che sta talmente a cuore ai renziani che se na parla anche nel pranzo alla Taverna Flavia del 5 febbraio 2014, tra Adinolfi, Dario Nardella, l’ex capo di gabinetto di Giulio Tremonti, Vincenzo Fortunato, e il presidente dei medici sportivi Maurizio Casasco. Adinolfi parla del figlio di Giorgio Napolitano: “Giulio oggi a Roma è tutto, o comunque è molto”. E aggiunge: “Gianni De Gennaro e Letta c’è l’hanno per le palle, pur sapendo qualcosa di Giulio”. “È fortissimo” chiosa Nardella. Che poi ipotizza ad Adinolfi “se diventi tu comandante in seconda”. Questo più di un anno fa, perché lo scorso 6 luglio Adinolfi si è insediato proprio come comandante in seconda. Fino a marzo era stato ai vertici del comando interregionale del centro-nord a Firenze, per questo – spiegò in un’intervista a Repubblica tre mesi fa – conosceva Renzi e i suoi.
E proprio con il presidente del consiglio il comandante parla a telefono l’11 gennaio 2014, questa volta di Enrico Letta: “Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… però l’alternativa è governarlo da fuori…”, “sarebbe perfetto” per il Quirinale, “l’unico problema è che… bisogna aspettare agosto del 2016. Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto”, afferma Matteo Renzi riferendosi a Letta e a Giorgio Napolitano. E aggiunge: “C’è prima l’Italia, sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace”, riferendosi a Letta. Il 5 febbraio 2014, nove giorni prima delle dimissioni di Letta, Nardella spiega: “Io sarei andato da Renzi: se questo è il tuo giudizio sul governo, io lascio. Invece mi sembra attaccato alla seggiola…”.
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