Caso Azzolini, Renzi difende la liberta’ di voto sull’arresto: “Non siamo i passacarte dei Pm”
Nel periodo forse più difficile della legislatura, Matteo Renzi interviene a tutto campo: dal caso Azzollini alle tensioni interne del Pd, dalla riforma della Rai al caso Fiumicino. «Abbiamo i numeri per andare avanti», dice il premier in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri. Il premier tiene il punto anche sul no del Senato alla richiesta di arresto del parlamentare di Ncd e difende gli esponenti del Pd che hanno votato in quel senso.
«Non siamo dei passacarte della procura di Trani», avvisa Renzi. «Avendo grande rispetto della Costituzione, diciamo che rispettare la magistratura è rispettare le competenze dei giudici e anche degli altri». Il Pd immediatamente dopo il voto si era diviso. La numero due del partito, Debora Serracchiani, aveva affermato che il pd avrebbe dovuto chiedere scusa. Ma l’altro vicesegretario dem, Lorenzo Guerini, aveva difeso la decisione di votare «no» all’arresto dopo aver letto le carte. In mezzo diversi esponenti della minoranza, da Gianni Cuperlo a Sandra Zampa, che avevano invocato un chiarimento evocando la «questione morale».
Ora Matteo Renzi prova a mettere un punto fermo. Lo fa difendendo la decisione del capogruppo Pd, che aveva scelto di lasciare libertà di coscienza ai senatori: «Zanda – spiega il premier – ha visto le carte su Azzollini: si è convinto che sia una vicenda molto complicata su cui il “fumus persecutionis” potrebbe esserci e ha lasciato libertà di coscienza. Io non so dire come avrei votato perché non ho letto le carte. Ma considero il voto un segno di maturità, credo alla buona fede e all’intelligenza dei senatori Pd». Caso chiuso? Tutt’altro. «Il premier rispetti l’assoluta autonomia delle Camere in materia di immunità parlamentari», afferma il presidente della Giunta per le Immunità del Senato, Dario Stefano che trova «imbarazzante» il punto di vista «così affrettato e superficiale» espresso da Renzi. Per D’Attore, deputato della minoranza dem, è «ipocrita parlare di libertà coscienza».
Sempre la minoranza Pd sembra intenzionata a dare battaglia anche su altri fronti. Un esempio? La Rai. Ieri il governo era andato «sotto» in Senato su un emendamento presentato dall’eterogeneo cartello formato dalle opposizioni (Forza Italia, Cinque Stelle) più la minoranza Pd e col quale si chiedeva la soppressione della delega all’esecutivo per disciplinare il futuro canone della Rai. Oggi è arrivato il via libera alla riforma, ma in Senato i ribelli dem sanno di poter essere decisivi. Tra le file della minoranza è tanto il malumore anche per l’avvicinamento dei verdiniani. Ma Renzi sembra non curarsi troppo della questione: «Abbiamo i numeri al Senato. La minoranza Pd ha voluto dare un segnale politico ma noi andiamo avanti più decisi di prima».
Il premier è arrabbiato: «Una parte del Pd ha voluto approfittare di alcune assenze per dare un messaggio. Io credo che non sia questo il momento di mandare messaggi, ma che sia il momento di cambiare il Paese. Le polemiche nel Pd devono essere gestite dentro il Pd. Se qualcuno vuole fare in altro modo lo dica, ma i numeri ci sono sia al Senato che alla Camera». «Ieri – aggiunge Renzi – mancavano 90 senatori, era in corso la direzione Ncd, c’erano i senatori membri del governo fuori dall’Aula. È evidente dunque che è stato un segnale che non ci preoccupa. E soprattutto andiamo avanti più convinti e decisi di prima. Abbiamo un patto con gli italiani: chi ha voglia ne discuta nel partito, se si fanno mancare i voti in Aula ne prendiamo atto ma non è una cosa che ci fa paura».
Renzi torna anche sul caso Fiumicino dopo le 48 ore di disagi che hanno riportato alla ribalta i problemi dello scalo romano: «Stiamo verificando se gli ultimi eventi sono dolosi o casuali, accerteremo le responsabilità», dice il premier. La ricetta? «Più treni e polizia per valorizzare l’area». E ancora: «Il nostro Paese ha una straordinaria occasione di tornare a offrire servizi di ottima qualità. Sono ottimista che finalmente si possa svoltare pagina». Il premier commenta anche i numeri dell’Istat: su produzione industriale, Pil, consumi, «i dati sono ancora timidi ma incoraggianti» e «le ultime rilevazioni sulla produzione industriale lasciano sperare che sia positivo anche il Pil del secondo trimestre». Certo, ammette il premier, «il lavoro riparte per ultimo ma ci sono aspetti positivi».
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