Lavoro, giugno in rosso. Salgono i disoccupati tra i giovani (44,2%). Poletti ottimista sindacati critici: migliora la qualità ma non la quantità del lavoro
A giugno, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 44,2%, in aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al mese precedente. Lo rileva l’Istat che ha diffuso oggi i dati provvisori. Dal calcolo del tasso di disoccupazione, sottolinea l’Istituto di statistica, sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi.
A giugno il tasso di disoccupazione complessiva cresce di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, arrivando al 12,7%. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è aumentato del 2,7% (+85 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,3 punti percentuali.
Nell’ultimo mese la disoccupazione cresce sia tra gli uomini (+0,9%) sia tra le donne (+2,8%), rileva ancora l’Istat. Lo stesso andamento si osserva per i tassi di disoccupazione: quello maschile, pari al 12,3%, aumenta di 0,1 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 13,1%, aumenta di 0,3 punti.
L’Istat, inoltre, segnala che a giugno il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce nell’ultimo mese (-0,1%, pari a -18 mila), riprendendo il calo cominciato a inizio anno e interrotto a maggio. Il tasso di inattività, pari al 35,9%, diminuisce di 0,1 punti percentuali rispetto a maggio. Su base annua gli inattivi sono diminuiti dello 0,9% (-131 mila) e il tasso di inattività di 0,2 punti. L’aumento del numero di disoccupati negli ultimi 12 mesi è pertanto associato, evidenzia l’Istat, ad una crescita della partecipazione al mercato del lavoro, testimoniata dalla riduzione del numero di inattivi.
Sull’occupazione ci sono “aspetti positivi e negativi, questo non pregiudica il segno più dall’inizio dell’anno. Ancora c’è moltissimo da fare, perchè l’occupazione è l’ultima cosa che riparte dopo una crisi, i dati sono timidi ma incoraggianti”, ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri.
Soddisfatto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per nulla preoccupato dall’altalena dei dati sul semestre. “I numeri di giugno confermano che siamo di fronte a dati soggetti a quella fluttuazione che caratterizza una fase in cui la ripresa economica comincia a manifestarsi”, commenta allargando lo sguardo ad altri “segnali” che definisce “significativi” di un “cambiamento del clima economico”: l’aumento di 2 punti percentuali, , da inizio anno, della produzione industriale; la crescita della fiducia delle imprese tornata da maggio a livelli pre-crisi; la ripresa degli acquisti delle imprese del “Made in Italy” che ristrutturano e investono in nuovi macchinari; l’aumento del 40% degli acquisti di macchinari nel settore edile. Più critici invece i sindacati.
La Cgil denuncia il mal funzionamento del Jobs Act mentre la Cisl parla di misure ancora “non incisive” per cambiare il passo all’occupazione. “E’ ancora possibile modificare radicalmente il Jobs act e varare vere politiche attive, un sistema di ammortizzatori che risponda alle esigenze del mercato del lavoro, e un piano che crei nuova occupazione”, elenca il segretario confederale di Corso Italia Serena Sorrentino. E il segreteraio Cisl, Gigi Petteni, incalza: “lo sgravio contributivo introdotto dal Governo per le assunzioni a tempo indeterminato sta contribuendo a migliorare la qualità del lavoro, ma ancora non è incisivo sulla quantità. Bisogna iniziare a ragionare su come ridistribuire il lavoro che c’è”, conclude.
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