Pensioni, al via il pagamento di arretrati e bonus. Ne beneficeranno 4 milioni e mezzo. Per gli assegni di 1.500 euro lordi rivalutazione di 796 euro
È scattato per decreto il rimborso degli arretrati. A beneficiarne saranno in quattro milioni e mezzo. Non tutti subito, però. I pensionati hanno cominciato a incassare le somme dovute per la rivalutazione delle pensioni stabilita dalla sentenza della Consulta: 796 euro in più per gli assegni da 1.500. Pagamenti anche agli eredi.
Meloni all’attacco
«Prima Monti blocca l’indicizzazione delle pensioni e rapina decine di milioni di italiani, poi Renzi restituisce a 4,5 milioni di pensionati solo una piccola parte di quel maltolto e si rivende il bottino come se fosse una mancia», attacca il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Il calcolo per fascia
I rimborsi saranno calcolati per fascia, e non saranno per tutti. I pensionati che nel 2011 e nel 2012 hanno incassato assegni mensili compresi fra 3 e 6 volte il minimo ricevono automaticamente dall’Inps i rimborsi per gli arretrati e ottengono la rivalutazione della loro pensione mensile a partire dalla rata in pagamento ad agosto 2015.
Un’ulteriore rivalutazione dell’importo mensile a partire dal 1° gennaio 2016. I destinatari, documenta la Cgil, sono coloro che hanno percepito nel 2011 pensioni comprese tra 1.405,05 euro e 2.810,10 euro lordi e nel 2012 tra 1.443,00 euro e 2.886,00 euro lordi. I pensionati che hanno avuto importi inferiori non hanno diritto a nulla perché le loro pensioni non hanno subito il blocco. Lo stesso vale per gli importi superiori. Il governo Renzi ha stabilito la platea degli aventi diritto. Così è sceso a 2 miliardi di euro l’onere finanziario a carico dello Stato che sarebbe stato dieci volte superiore in caso di applicazione integrale della sentenza.
Tre fasce di rimborsi
Sia gli arretrati che le rivalutazioni dell’importo mensile vengono conteggiati in tre distinte fasce: fra 3 e 4 volte il minimo, fra 4 e 5 volte il minimo e tra 5 e 6 volte il minimo. Sono applicate percentuali di rivalutazione decrescenti al crescere della fascia. Ciò garantisce in misura maggiore i redditi più bassi. Per le pensioni che si avvicinano alle fasce più alta e cioè 6 volte il minimo, l’importo della rivalutazione è molto basso. Ma tra carte bollate e polemiche politiche, la questione appare tutt’altro che conclusa.
Ricorsi in arrivo
I sindacati dei pensionati, come la Fnp-Cisl, stanno preparando cause pilota contro il decreto del governo Renzi e la relativa legge di conversione che di fatto ridimensionano la restituzione degli arretrati per la mancata indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013, «contravvenendo alla decisione della Corte Costituzionale». Ad unificare le battaglie legali in preparazione è la convinzione che sia stata elusa la decisione della Consulta che impone la restituzione a tutti gli aventi diritto delle somme corrispondenti alla rivalutazione delle pensioni. La Cisl guida la rivolta: «Il provvedimento lede i diritti dei pensionati, danneggiando le loro famiglie e limitando le prospettive di sviluppo ». Non di «bonus» si tratta ma di «escamotage», cioè di una parziale restituzione del dovuto che riduce il potere di acquisto di «larga fetta di popolazione».
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