La tragica testimonianza di Stefano Savi sfigurato con l’acido: “Non ci vedo quasi più, non posso continuare a studiare ne’ andare in discoteca”
“Non vado più in discoteca, né continuerò gli studi, dal momento che non ci vedo quasi più”. A parlare è Stefano Savi, sfigurato dall’acido in seguito a una delle aggressioni di cui sono accusati Alexander Boettcher e Martina Levato. Il 25enne ha reso oggi la sua testimonianza nell’udienza del processo al broker, al Tribunale di Milano, nel quale è parte civile. Accompagnato dal padre e dal fratello gemello, il giovane ha ripercorso i fatti accaduti la notte del 2 novembre 2014: “Erano passate le cinque del mattino – racconta ai giudici del tribunale di Milano – e stavo rientrando a casa dopo aver trascorso una serata piacevole in discoteca, in compagnia dei miei amici”.
Dopo averne riaccompagnati a casa alcuni, “sono arrivato davanti al cancello di casa mia e sono sceso per mettere l’auto nel box, ma nel momento in cui dovevo risalire in macchina, ho visto una persona che mi lanciava del liquido”. Alla domanda del pm Marcello Musso, Savi ha detto di aver avuto l’impressione che si trattasse di “una persona più bassa di me, alta all’incirca un metro e ottanta”, precisando poi di non riuscire a essere più dettagliato, data la sua posizione, accucciato per rientrare nell’auto, e il momento concitato.
“Subito – ha proseguito – ho cominciato a non vedere più”. Tuttavia, “sono riuscito ad arrivare in giardino dove mi sono pulito il viso. Ho chiamato i miei genitori, ho preso le scale, ho bussato forte alla porta. Poi è arrivato mio padre che mi ha riportato in giardino e mi ha aiutato a sciacquarmi il viso. Avevo gli occhi che bruciavano, non vedevo più”. Quindi la corsa al Fatebenefratelli. Il giorno dopo “sono andato al Niguarda per un consulto con il chirurgo plastico e sono stato ricoverato al centro grandi ustioni, dove sono rimasto per circa un mese”.
L’occhio destro è apparso subito danneggiato, mentre il sinistro sembrava in condizioni migliori. “Poi – ha aggiunto – ho fatto vari trapianti di pelle e un’operazione all’occhio destro”. E ora, “dall’occhio destro ci vedo, poco, mentre il sinistro è completamente cieco”. Il 13 luglio scorso Savi ha subìto un intervento all’orecchio. A novembre “dovrò sottopormi a un nuovo intervento. Forse con le cellule staminali, vedremo”. Infine spiega di aver ricominciato a uscire: “Certo, sempre accompagnato da mio fratello o dai miei amici, ma almeno esco. Anche se – conclude – in discoteca non ci vado più”.
“Siamo stati catapultati in un incubo. Ho visto mio figlio in condizioni disperate, con il volto completamente devastato”, ha detto dal canto suo Alberto Savi, padre del 25ennedurante la sua deposizione. Nel descrivere ai giudici ciò che avvenne la notte del 2 novembre 2014, subito dopo l’aggressione al figlio Stefano, l’uomo ha spiegato di aver visto i vestiti che il ragazzo aveva indosso sciogliersi e gli occhi che “quasi non gli si vedevano più le pupille”. E al pm Marcello Musso, ha detto di non aver chiamato prima il 113 “per non perdere tempo”.
“Mi sono chiesto tantissime volte il perché di tanta violenza – ha poi detto l’uomo – Ho cercato di capire se mio figlio avesse avuto discussioni con qualcuno, ma non sono mai riuscito a trovare una risposta. Ho brancolato nel buio”. E, soffermandosi sulla somiglianza con Giuliano Carparelli, il fotografo di moda reale obiettivo della coppia: “Ho avuto modo di far vedere a dieci amici di mio figlio una foto di Carparelli. Ebbene, otto di essi si sono detti certi che si trattasse di Stefano, mentre gli altri due hanno indicato Luca, il fratello gemello. Ma – ha concluso – non si trattava di nessuno dei due”.
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