Elezioni Usa, Hillary Clinton star del primo dibattito democratico. Il “socialista” Sanders appassiona e soccorre la Clinton sulle email-gate
Hillary Clinton primeggia al primo dibattito fra candidati democratici. A Las Vegas l’ex first lady, senatrice e segretaria di Stato, reduce da una precedente campagna per le primarie, ha dominato i suoi rivali con calma e sicurezza, respingendo i loro attacchi e l’accusa di continui cambiamenti di posizione.
Ma il confronto non ha mai raggiunto i toni sgarbati e gli attacchi personali esibiti dai due tra i candidati repubblicani. Anzi, i cinque contendenti si sono detti d’accordo sul problema delle crescenti disuguaglianze e sulla necessità di riformare la legge sull’immigrazione, il sistema di giustizia penale, le tasse universitarie e dei debiti degli studenti per farvi fronte.
Bernie Sanders un premio lo riceve dal web: le ricerche effettuate su Google durante l’evento di Las Vegas e subito dopo hanno registrato picchi per l’outsider che, per qualche ora, ha superato perfino la star del web, e un altro outsider della politica, Donald Trump. Dopo ogni intervento di Sanders, l’interesse del pubblico, misurato in numero di ricerche associate al suo nome, saliva. In termini tecnici, Sanders ha generato traffico su Google. Dopo la sua introduzione, dopo che ha parlato di armi, dopo ogni altra cosa abbia detto, sottolinea il Washington Post. Il centro di ricerche Zignal Labs segnala che il rivale galantuomo di Hillary ha anche dominato Twitter. Non così per la professionista della politica Clinton, anche perché forse il pubblico la conosce bene e ha poco da ricercare sul web su di lei.
“Lasciatemi dire qualcosa che forse non è una buona mossa politica. Clinton ha ragione. Gli americani sono stufi di sentir parlare delle sue dannate email. Basta parlarne, parliamo delle questioni reali”, è arrivato a dichiarare Sanders, invocando l’archiviazione di quello che invece i suoi avversari hanno fino a ora usato come arma principale contro Clinton.
“La diplomazia non significa ricerca della soluzione perfetta, ma trovare un equilibrio fra i diversi rischi”, ha affermato Clinton per rispondere alle critiche. E a Bernie Sanders che proponeva anche per gli Stati Uniti il modello di società dei paesi scandinavi, ha risposto: “Non siamo la Danimarca. Io adoro la Danimarca, ma noi siamo gli Stati Uniti d’America”.
Le divergenze principali sono emerse sulla regolamentazione di Wall Street, la guerra in Iraq del 2003 (per Sanders “l’abbaglio più grave in politica estera della storia di questo paese”), e su Snowden. “Ha violato la legge degli Stati Uniti quando invece avrebbe potuto allertare, sollevare tutte le questioni che ha sollevato suscitando una risposta positiva”.
Clinton è tornata a prendere le distanze dall’amministrazione, sottolineando che gli Stati Uniti avrebbero dovuto assumere un ruolo di leadership da opporre all’intervento russo in Siria, ma difendendo la coalizione a guida americana contro l’Is come “lo smart power al suo meglio”.
Il dibattito fra i cinque candidati democratici, oltre a Clinton e Sander, l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley, l’ex senatore della Virginia Jim Webb, e l’ex governatore di Rhode Island Lincoln Chafee, ha toccato tutti i temi più urgenti. Un sondaggio di Fox pubblicato ieri assegna a Clinton il 45 per cento delle preferenze alle primarie, a Sanders il 25 per cento.
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