Lavoro, 300 mila nuovi contratti con un incremento del 30% di assunzioni a tempo indeterminato. Sud, passo più lento
Ammontano a +309.596 i nuovi rapporti di lavoro, al netto delle cessazioni, stipulati nei primi 10 mesi del 2015 rispetto al 2014. E’ l’Osservatorio Inps sul precariato a fare il punto sul mercato del lavoro.
Nei primi dieci mesi del 2015 è aumentato, rispetto al corrispondente periodo del 2014, spiega la nota, il numero delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato nel settore privato (+329.785: da 1.107.762 a 1.437.547). Diminuiscono invece le assunzioni con contratti a termine (-59.782) e le assunzioni in apprendistato (-43.834).
La variazione netta, dunque, vale a dire il saldo tra le assunzioni e le cessazioni, per i primi dieci mesi del 2015 è pari a 616.543 posizioni; ciò che è rilevante è il confronto con l’analogo valore per l’anno precedente, pari a 309.569 unità: il miglioramento è dunque superiore alle 300mila unità.
Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato sono state 1.437.547, il 29,8% in più rispetto all’analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le “trasformazioni” degli apprendisti, sono state 406.691 (l’incremento rispetto al 2014 è del 17%). La variazione netta dei contratti a tempo indeterminato dunque, registra ancora l’Inps, risulta fortemente positiva (+507.691) e nettamente superiore a quella registrata per il corrispondente periodo dell’anno precedente (+92.114).
Tali andamenti, si legge ancora nella nota, spiegano anche il cambiamento nell’incidenza delle assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati, passata dal 32,0% dei primi dieci mesi del 2014 al 38,2% dello stesso periodo del 2015. Nella fascia di età fino 29 anni, l’incidenza dei rapporti di lavoro “stabili” sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,6% del 2014 al 31,5% del 2015.
Da un punto di vista geografico l’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 risulta superiore alla media nazionale (+30%) in Friuli-Venezia Giulia (+78%), in Umbria (+56%), in Piemonte (+52%), nelle Marche (+47%), in Trentino-Alto-Adige (+47%), in Emilia-Romagna (+46%), in Veneto (+45%), in Liguria (+44%), nel Lazio (+38%), in Lombardia (+35%), in Val d’Aosta (+32%), in Toscana (+35%), in Sardegna (+31%). Le variazioni più modeste si registrano nelle regioni del Sud: Sicilia (+4%), Puglia (+11%) e Calabria (+12%).
Scendono invece dell’1%, nel confronto con il 2014, i nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni mensili inferiori a 1.000 euro che passando dal 6,3 al 5,3% nei primi 10 mesi del 2015. In calo però anche la fascia retributiva immediatamente superiore, tra i 1.001 e i 1.250 euro la cui incidenza passa dall’8,8% del 2014 al 7,9% del 2015 e quella compresa tra i 1.251 e i 1500 euro.
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