Turchia,sale la tensione tra Ankara e gli Usa. Erdogan fa arrestare il generale della base Usa e 3 mila magistrati. In cella anche 6 mila militari.
Con il passare delle ore sale la tensione anche tra Turchia e Stati Uniti mentre il governo di Erdogan prosegue quella che lo stesso presidente turco ha definito «pulizia del virus all’interno di tutte le istituzioni dello Stato». La Turchia continua a rivendicare con forza agli Usa l’estradizione del leader islamico moderato Fethullah Gulen, che viene ritenuto il regista del tentato golpe. Ma il segretario di Stato americano, John Kerry, sottolineando che nessuna richiesta ufficiale è arrivata agli Stati Uniti , replica in maniera secca: «È irresponsabile accusare un coinvolgimento americano». Nuovi scontri tra le forze di sicurezza turche e i sostenitori del golpe per resistere a un tentativo di arresto si sono tenuti al secondo aeroporto di Istanbul, Sabiha Gokcen, nella parte asiatica della città e in una base dell’aviazione nel centro del Paese. Secondo una fonte ufficiale, le forze speciali della polizia hanno sparato colpi di avvertimento vicino allo scalo e i golpisti non hanno risposto al fuoco.
Ad aumentare la tensione le continue operazioni di polizia che al, momento, hanno portato all’arresto di almeno 6.000 militari. Un numero che «crescerà e potrebbe anche raddoppiare», ha sottolineato il ministro della giustizia, Bekir Bozdag. Tra gli arrestati vi è anche il capo della base militare di Incirlik, il generale Bakir Ercan Van, accusato di complicità nel tentato golpe in Turchia. Si tratta della base militare utilizzata anche dagli Stati Uniti per le incursioni anti-Isis in Iraq e Siria. Tra l’altro, proprio domenica, gli Usa hanno ripreso i raid dalla base turca che erano stati sospesi venerdì notte a causa della chiusura dello spazio aereo sull’area, decisa dalle autorità turche dopo il fallito golpe. Poco dopo l’annuncio dei 6.000 arresti è stato comunicato l’ordine d’arresto anche per 2.745 giudici: gli stessi che sabato erano stati rimossi dal loro incarico perché ritenuti fedeli a Gulen. Mandato d’arresto anche per il colonnello Ali Yazici consigliere militare personale dello stesso presidente Recep Tayyip Erdogan: secondo le accuse, come riporta l’agenzia statale Anadolu, il colonnello Yazici avrebbe tradito Erdogan la notte del tentato colpo di Stato confermato ai golpisti che il presidente si trovava quella sera nella località costiera egea di Marmaris, favorendo così anche il sequestro del suo segretario generale, Fatih Kasirga, poco dopo la fuga del presidente. E mentre il presidente Turco annuncia di proseguire nell’attività dei «pulizia» durante i funerali delle vittime la folla presente ha risposto intonando slogan come «Fethullah la pagherà» e «vogliamo la pena di morte».
Tensione con gli Usa: «Ridateci Gulen»
«Invito il presidente degli Stati Uniti a consegnarci Fethullah Gulen perché implicato nel tentativo di golpe», aveva detto venerdì notte Erdogan. «Stati Uniti, dovete estradare questa persona», ha aggiunto. Gulen, che vive in Pennsylvania, ha negato di essere coinvolto nel tentativo di golpe. «Sto chiedendo all’America e al presidente Obama di estradare o consegnarci questa persona che vive su 400 acri di terreno in Pennsylvania», ha affermato Erdogan senza ma citare il nome di Gulen, «Vi ho detto che è coinvolto nell’organizzazione di colpi di Stato ma non sono stato ascoltato. Ora ancora dopo il golpe vi chiedo ancora di darci questo uomo». Ma il segretario di Stato americano, John Kerry aveva confermato che gli Usa assisteranno la Turchia nell’inchiesta sul fallito golpe ma ha chiesto ad Ankara di fornire prove concrete sul coinvolgimento di Gulen.
Erdogan: «Usare pena di morte»
Durante i funerali delle vittime, il presidente Erdogan ha detto che la Turchia non dovrebbe attendere nell’usare la pena capitale dopo il fallito colpo di stato, perché «non possiamo ignorare questa richiesta» dei cittadini.Un’ipotesi che sarà discussa con l’opposizione. La Turchia aveva abolito la pena capitale nel 2004, per adeguarsi ai criteri di adesione all’Unione europea.
Gli F-16 golpisti che avevano davanti l’aereo del presidente
Intanto la Reuters aggiunge nuovi elementi che amplificano i tanti dubbi sul «minigolpe» durato solo quattro ore. Secondo una fonte militare informata sui fatti due F-16 dei golpisti avrebbero agganciato in volo, in pieno colpo di stato, il jet del presidente turco Erdogan che aveva da poco lasciato Marmaris diretto a Istanbul. «Stranamente» i due F-16 non hanno né aperto il fuoco né dirottato l’aereo del presidente costringendolo ad atterrare in un aeroporto da loro controllato: ma avrebbero lasciato serenamente proseguire il velivolo senza alcun intervento. Un fatto che, se confermato, solleverebbe altri dubbi.
La telefonata tra Erdogan e Putin
In questo clima di tensione arriva la notizia che Erdogan e Putin, nel corso di una telefonata, hanno deciso di incontrarsi personalmente tra una settimana. «Mosca desidera una Turchia stabile – ha detto Putin – . Atti di violenza come quelli di sabato notte sono del tutto inaccettabili nella vita di uno Stato». Il capo del Cremlino ha augurato a Erdogan il «veloce ripristino di un robusto ordine costituzionale e della stabilità». Inoltre, Putin ha detto all’omologo di Ankara di sperare che i turisti russi siano protetti dalle conseguenze del fallito golpe. Il colloquio telefonico è avvenuto su richiesta russa.
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